Scritta da: Iris Vignola

Adesso che il vento dorme

Disseminato è il candore del manto,
sprazzi di neve sui rami rinsecchiti e sui sempreverdi,
dove il verde, in parte, s'è arreso al bianco maculato.
Muro cinereo, coniato di vapore, sottrae il crepuscolo mattutino,
quel barlume, divenente albore adamantino,
risvegliante la coscienza e lo stupore,
per l'astratta concezione di concreta, incantevole visione.
Purezza di paesaggio pregna lo sguardo e altrettanta quiete, l'udito;
anche il vento s'ea assopito tra le fronde, per scovar un nido vuoto,
indi riposare;
raminghi cinguettii son iti altrove, sfuggiti, all'implementar della stagione.
Né voci, urlate o sussurrate, né canti né pianti, neppure risa attorno;
l'atmosfera rarefatta, plasmata di gelo e di silenzio saturo altresì di solitudine,
ha relegato ognor nelle dimore, membra intirizzite e desianti calore.
S'ode raro palpito d'ardito cuore, a intervallar mutismo stagnante,
col suo vivace ritmo roboante, seppur non basti a richiamar il vento.
Or che dorme,
vane son insensate parole, illusorie frasi d'amore;
disillusa speranza che spirino in vetta per esser udite da orecchie insicure,
bramanti tutt'altro che bieche menzogne ad acquietar penuria d'amore
di chi tace
nel sacrale limbo di pace ch'appare,
ch'il vento non osa dissacrare, per dar immotivato corpo al niente.

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