Scritta da: Iris Vignola

Amore e psiche

Bellezza d'una dea, mortale Psiche,
d'Amore amante;
in notti appassionate,
carpivan reciproci misteri
dei lor corpi appen'adolescenti.

Di tenebra occultati,
i volti sconosciuti,
ma i cuor battean unanimi,
all'apice d'ardor d'istinti innamorati;
memorabili amplessi infuocati di passione.

Galeotta fu la goccia dal lume traboccante,
d'olio bollente, che risvegliò Amore;
quell'attimo di luce lo sorprese,
svelando il viso suo ancor dormiente
alla sua amata, sublime ispiratrice.

E se ne andò indignato, lasciandola alla sorte,
che la vide prostrata, smarrita, infelice.
Amor l'avea subitamente abbandonata,
lasciandola sconfitta,
raminga, a supplicar la morte.

Discese in quel degl'inferi, soltanto per Amore,
final cruciale prova in cerca di bellezza;
Proserpina tramava
e propinò l'ampolla priva della stessa,
bensì fosse riempita dell'infernale sonno.

Così la trovò Amore, supina nell'oblio;
libravan le sue ali,
mentr'egli s'inarcava ed ella s'allungava,
m'ancor nel sonno er'addentrata,
verso quel bacio ambito che li univa.

Le labbra si cercavan a oltranza,
purtuttavia senza toccarsi,
nel suggestivo mero contemplar di sguardi.
Dolcezza straripante di attimi esclusivi,
nello sfiorar d'un seno ignudo e teso.

Desio innegabile, sebbene sottinteso,
d'Amore per la sua diletta Psiche.

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