Rime. Vol. 2

Poesie dal Libro:Rime. Vol. 2

Autore:
Gaspara Stampa
Editore:
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

Scritta da: Silvana Stremiz
Se non temprasse il foco del mio core
l'umor, che verso per gli occhi sì spesso,
io avrei visto già di morte il messo,
e l'alma ad ubidirla uscita fore;
perché la speme omai cede al timore,
ed ogni cosa mia soggiace ad esso,
poi che si vede a mille segni espresso
che chi può farlo vuole il mio dolore.
Dunque, s'io vivo, è mercé del mio pianto;
s'io moro, è colpa de le crude voglie
del mio signor, in vista dolce tanto.
Ei mi legò sì ch'altri non mi scioglie,
ei vuol aver de la mia morte il vanto.
O poco chiare ed onorate spoglie!
dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Beate luci, or se mi fate guerra
    voi, donde può venir sol la mia pace;
    se 'l viver mio a voi, luci alme, spiace
    e la mia vita in voi solo si serra;
    mi converrà (e chi nol crede s'erra)
    o viver sempre in guerra aspra e tenace,
    o tosto tosto l'anima fugace,
    lasciato il corpo, se n'andrà sotterra.
    E così rimarrete senza poi
    soggetto, ove possiate essercitare
    la crudeltade vostra, Amor e voi.
    Io ne verrò al fine a guadagnare;
    ché, morend'un senza peccati suoi,
    felicemente suol al ciel poggiare.
    dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Qual sempre à miei disir contraria sorte
      fra la spiga e la man mi s'è trasmessa,
      sì che la gioia, che mi fu promessa,
      tarda tanto a venir per darmi morte?
      Le mie due vive, due fidate scorte
      il signor mio, anzi l'anima stessa,
      l'imagin, che nel cor m'è sempre impressa,
      perché non batte omai, lassa, a le porte?
      L'alma allargata a questa nova speme
      che ristretta nel duol prendea vigore,
      mancherà tosto certo, se non viene.
      E saran dè miracoli d'Amore,
      ch'un'ombra breve di sperato bene
      tolga altrui vita, e dia vita il dolore.
      dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Se tu vedessi, o madre degli Amori,
        e teco insieme il tuo figlio diletto,
        l'accese e vive fiamme del mio petto,
        a quali altre fûr mai pari o maggiori;
        se tu vedessi i pelaghi d'umori,
        che, dapoi che 'l mio cor ti fu soggetto,
        mercé del vago e grazioso aspetto,
        per questi occhi dolenti verso fuori;
        so ch'avresti pietà del mio gran pianto
        e de la fiamma mia spietata e ria,
        che per sfogar talor descrivo e canto.
        Ma voi ferite, e poi fuggite via
        più che folgor veloci, ed io fra tanto
        resto col pianto e con la fiamma mia.
        dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Se con tutto il mio studio e tutta l'arte
          io non posso accennar pur quanto e quale
          è 'l foco mio dal dì che 'l primo strale
          m'aventò Amor ne la sinistra parte,
          come volete voi signor, che ex parte
          l'altrui voglie amorose e l'altrui male
          con questa forza stanca e così frale
          ì dica in vive voci, o scriva in carte?
          Datemi o 'l ciel più stile o voi men pena,
          ond'abbia o più vigor o men martìre,
          sì che la vostra voglia resti piena.
          E, se ciò non si può, vostro desire
          adempiete da voi, ch'avete vena,
          stile ed ingegno eguale al vostro dire.
          dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Cesare e Ciro, i vostri fidi spegli,
            in cui mai sempre, signor, vi mirate,
            poi ch'a seguir le lor chiare pedate
            par che ciascun di lor v'infiammi e svegli,
            perché, sì come è stato questi e quegli
            essempio di clemenzia e di pietate,
            solo in questa virtù v'allontanate
            da què due chiari ed onorati vegli?
            Perché non sète voi mite e clemente
            a me vostra prigion, vostra fattura,
            come fûr essi a l'acquistata gente?
            Anzi forse voi sète di natura
            mite con tutti, e meco solamente
            d'aspra e spietata. Oh mia somma sventura.
            dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Sai tu, perché ti mise in mano, Amore,
              gli stral tua madre, ed agli occhi la benda?
              Perché quella saetti, impiaghi e fenda
              i cor di questo e quel fido amatore;
              e con questi non possi veder fuore
              de' colpi tuoi la crudeltà stupenda,
              sì che pietoso affatto non ti renda,
              o almen non tempri l'empio tuo furore.
              Che, se vedessi un dì la piaga mia,
              o non saresti dio, ma cruda fèra,
              o pietoso o men aspro ti faria.
              Non vorrei già che tu vedessi in cera
              i raggi del mio sol; ché ti parria
              forse a l'incontro picciola e leggera.
              dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Per le saette tue, Amor, ti giuro,
                e per la tua possente e sacra face,
                che, se ben questa m'arde e 'l cor mi sface,
                e quelle mi feriscon, non mi curo;
                quantunque nel passato e nel futuro
                qual l'une acute, e qual l'altra vivace,
                donne amorose, e prendi qual ti piace,
                che sentisser giamai né fian, né fûro;
                perché nasce virtù da questa pena,
                che 'l senso del dolor vince ed abbaglia,
                sì che o non duole, o non si sente appena.
                Quel, che l'anima e 'l corpo mi travaglia,
                è la temenza ch'a morir mi mena,
                che 'l foco mio non sia foco di paglia.
                dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  Arsi, piansi, cantai; piango, ardo e canto;
                  piangero, arderò, canterò sempre
                  (fin che Morte o Fortuna o tempo stempre
                  a l'ingegno, occhi e cor, stil, foco e pianto)
                  la bellezza, il valor e 'l senno a canto,
                  che 'n vaghe, sagge ed onorate tempre
                  Amor, natura e studio par che tempre
                  nel volto, petto e cor del lume santo:
                  che, quando viene, e quando parte il sole,
                  la notte e 'l giorno ognor, la state e 'l verno,
                  tenebre e luce darmi e tôrmi suole,
                  tanto con l'occhio fuor, con l'occhio interno,
                  agli atti suoi, ai modi, a le parole,
                  splendor, dolcezza e grazia ivi discerno.
                  dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    O de le mie fatiche alto ritegno,
                    mentre ad Amor ed a Fortuna piacque,
                    conte gentil, a cui giamai non nacque
                    bellezza egual, valor, sangue ed ingegno;
                    se 'l vostro cor di maggior donna degno
                    una volta in me sola si compiacque,
                    se fin gli scogli d'Adria, i lidi e l'acque
                    san che voi sète il mio solo sostegno,
                    perché senza mia colpa e mio difetto,
                    se non d'esser più ch'altra fida stata,
                    m'avete tratta fuor del vostro petto?
                    Questa è la gioia mia da voi sperata?
                    È questo quel che voi m'avete detto?
                    Questa è la fé che voi m'avete data?
                    dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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