Poesie di Ugo Foscolo

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Scritta da: Silvana Stremiz
Del Paradiso le beltà vedrai,
Le disse; e tutta a un tratto si cosperse
L'etra di gioja, di candor, di rai.
     Ma tosto d'atro orror si ricoverse,
Brontolàr tuoni, serpeggiaro lampi
Quando a morte e a terror la bocca aperse,
     E pinse come per i negri campi
Nelle tempeste l'alto Dio passeggia,
E qual di fiamme e di bufere avvampi
     Piena d'aspri lion l'empirea reggia,
E qual su nubi negro e sanguinose
Con igneo brando la Giustizia seggia.
Ugo Foscolo
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Che ascosa al mondo sotto un puro ammanto
    Gode al raggio di Dio beata un'alma:
         E al suo parlar svegliossi da ogni canto
    Un'indistinta soave armonia,
    Un dolce dolce amorosetto canto.
         Pinse come su i Cieli rifiorìa
    D'amaranto immortale un vago serto
    Per chi l'inferno ed il peccato obblìa:
         E al suo parlar vezzosamente aperto
    Si vide il prato ne' color più gai,
    E di fioretti amabili coperto.
    Ugo Foscolo
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      E venir vidi in leggiadria decente
      Amabil Verginella, alla cui fronte
      Ornamento facea candor lucente.
           Così non luce mai vermiglio il monte
      Cui batte il Sol di sera, e sì non luce
      Sul mattin odoroso l'orizzonte.
           Nube che fior sparpaglia la conduce
      Per l'aer leggiadramente, ed al suo lato
      Fervida stassi Carità per duce.
           Di mite venticel fragrante fiato
      Spingea la bianca nube, e dir parea:
      In uffizio sì caro io son beato.
           E poi che giunse là 've risplendea
      L'augusta Croce, e di Angeli uno stuolo
      Radïante corona la facea;
           Troncò la nube candidetta il volo,
      E soffermossi a piè del Cherubino
      Che scese i Cieli maestoso e solo.
           Ed ei sul capo riverente e chino
      Dell'innocente Vergine la palma
      Stese, e sparse su lei sermon divino;
           E le dipinse la placida calma,
      Ugo Foscolo
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Piovea di sangue e di fiammelle un nembo
        Cui sette Serafini a capo chino,
        Onde raccôr, stendean l'aurato lembo;
             E aprissi il Cielo, e scese un Cherubino
        Con un Calice in mano ov'era scritto
        A note di adamante: Amor Divino.
             E poi ch'ebbe tre volte circoscritto
        Lo spazio delle sfere, a posar venne
        Sul tronco ove lavossi ogni delitto;
             Indi abbracciollo, e Cantico solenne
        Coi Spiriti minori erse in dolore,
        Dolce battendo di fulgor le penne.
             E a me, cui maestà cerchiava il core,
        Scrivi scrivi, gridò, ciò che vedrai,
        Chè queste son l'alt'opre del Signore.
             A lui per riverenza io m'atterrai,
        E al suon di tromba vidi in Orïente
        Splender igniti abbarbaglianti rai
        Ugo Foscolo
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