Poesie di Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

CXLVII

Tra attesa, speranza e delusione
Ogni giorno il sole sorge a levante
Per ributtarsi a sera, poi, a ponente
Smorzando, così, nuova illusione.

Il dì di poi è ancora frustrazione
Ch'ogni speranza ch'è ancor presente
Spare e lascia posto a pena struggente
e ogni sera pare sia maledizione.

È ginepraio d'arbusti e di roveti
Che districarsi in esso manco puote
Boscaiolo da lesta mano e occh'esperto.

È come se da basso è ire a erto
Trainando carretto senza ruote
Su per terrazzamenti di vigneti.
Nello Maruca
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    Scritta da: Nello Maruca

    CXLVI

    Nessuna nuova m'ha portato luce
    Che quando parea ch'aurora era vicina
    E spiraglio apparia quale lucina
    Disgrazia blocco a mezz'aria induce.

    Necessita tempo acché pace adduce
    Nell'animo di gente assai piccina *
    Che in bisogno a ognun resta vicina
    E loro operato più d'oro riluce.

    Or mi confà con mente sol'agire
    E tralasciar di petto ogni desio
    Che senno a ragionare porta e capire...

    Meglio stare seduto a tavolino
    Aspettare ch'evento compia cammino
    Restandomi a pregare il Sommo Iddio.
    Nello Maruca
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      Scritta da: Nello Maruca

      CXLIV

      Quando la meta già tocca la mano
      qualcosa di contorto allora appare
      bloccando, nel mezzo, il camminare
      e lo percorso vinto rende vano.

      Boccheggiante, giovane francescano
      correndo supera portico e Altare
      e un non so che riesce a balbettare
      a fiato grosso, faccia e occhio strano.

      Passa minuto che par lunga attesa,
      riesce a stento dire suora Brunetta
      caduta monte donna Maria Marchesa.

      Vocio, singultire di donne sfatte
      è il dir sciagura repentina scesa
      su tetto che per l'altrui amor si batte.
      Nello Maruca
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        Scritta da: Nello Maruca

        CXLII

        Col cuore che trabocca fuor dal petto
        è di buonora in chiesa parrocchiale,
        Sperando che ricorra buon finale
        Vorrebbe trovarsi al prior cospetto

        Che sol levare pote bubbon'infetto
        Spargendo sua benedizion speciale,
        Che rigenera e guarisce d'ogni male
        e che a senno leva ogni difetto.

        Quando pensieri viaggiano a galoppo
        Pure per mente ch'è d'alt'intelletto
        Puranco picciola cosa divien troppo.

        Così la mente del misero Votto
        Che d'angoscia resta ora congesta
        Diviene pigra al par che pria è lesta.
        Nello Maruca
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          Scritta da: Nello Maruca

          L'avaro

          In loco del vero Iddio, l'Onnipotente
          Altro ne tiene in cuore il gran furfante:
          Lui disconosce il Padre, l'Onniveggente
          ma dei possedimenti è grand'amante.

          Sol la materia tiene a conoscenza,
          della spiritualità nulla curanza.
          Vive contando i beni di giorno in giorno
          e solo la roba, null'altro vede intorno.

          Produce il vino ma lo vende a botte,
          e delle mandrie vende latte e ricotte
          Olio! Un cucchiaio per l'intero giorno,
          un tozzo di pane e cacio a mezzogiorno

          e delle mandrie vende latte e ricotte;
          il volto tiene scuro e l'occhio bieco.

          Ha men la vista, quasi divien cieco.
          Valersi dell'oculista è uno spreco.
          Schiavo della ricchezza, n'h'arsura
          mentre il denaro lo presta a usura.
          Nello Maruca
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            Scritta da: Nello Maruca

            LXXXIII

            Si dona, allora, quasi tutto a scuola,
            pone massim'impegno all'istruzione
            e, in breve, di tutto, fa ripetizione:
            materie rivede, setaccia e scola *

            l'intelligenza sveglia, in alto vola,
            indi, rinsalda l'insita passione
            e ancor maggior'impegno in essa pone
            che gaudio dona ed animo consola.

            Preordinato a stretta spremitura
            non meno spasmodicamente attende
            disciogliere aggroviglio all'orditura.

            Il cuore in petto lesto balza al suono
            del nome quando, da cattedra scende
            docente brioso, dall'aspetto buono.
            Nello Maruca
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              Scritta da: Nello Maruca

              LXXXII

              Il benessere raggiunto manco l'ha tocco
              E nemmanco la nutrice reso altera,
              umili sono rimasti in loro sfera
              palesando dotto cervello, non allocco.

              Le faccende campestri non dan sbocco
              Che persona appassiona e rende fiera
              Pur se l'impegna da mattina a sera
              E l'animo addolcisce e rende becco (1)

              Quando, però, impegno arduo sospinge
              Necessita all'occhio che altrove volge
              E l'energia da quella parte pinge.

              Indi l'ometto ch'è due fuochi in mezzo
              verso lo più imponente indulge (2)
              Tralasciando, alquanto, quello rozzo.
              Nello Maruca
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                Scritta da: Nello Maruca

                LXXXI

                Intanto Votto dona di se il meglio,
                costantemente, in aula, attento resta,
                un sol pensiero nuota nella testa:
                Di mamma e del casato esser l'orgoglio.

                Nei fatti di campagna resta sveglio
                e nel lavoro ch'allesta mai fa sosta
                e a ogni necessità, tosto, s'appresta.
                In diligenza non paventa uguaglio.

                L'abile coltivatore poco invidia,
                conosce strame per formare letame
                e di coltura ogni cosa studia.

                Pur se piacevolmente d'esso tien fame
                Il ritmo al lavoro deve scemare
                che la coscienza esige altro dettame.
                Nello Maruca
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  LXXX

                  Or son due mesi già d'intenso studio,
                  è certo che a breve sarà verifica
                  Di quanto i docenti han dato con fatica,
                  Il risultato indicherà, poi, il preludio.

                  D'insegnamento non si da compendio
                  Che qual chirurgo bisturi in piaga pratica
                  e ferma decision il male districa
                  Così di materia non si vuol dispendio.

                  L'impegno nell'ascolto è assoluto;
                  non un trambusto, non un sol bisbiglio.
                  Tutto è fermo, tutto resta muto.

                  Il silenzio è rotto solamente
                  Da quella voce che con grand'orgoglio
                  Sa d'essere ascoltata attentamente.
                  Nello Maruca
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                    Scritta da: Nello Maruca

                    Carabiniere

                    Ah! Se potessi essere non io
                    e al par di Dante mi facesse Iddio
                    dell'Esercito branca tant'onesta
                    con diligenza canterei le gesta.
                    Con mano lesta stilerei lo scritto
                    e, di Te, Grande, narrerei l'editto.

                    Se, poi, di Giotto avessi mente esperta
                    Tua storia pingerei con mano certa;
                    l'illustrerei su tela ricamata
                    come nessuna mai fu disegnata.
                    A Dio che innalza e abbassa pregherei
                    Onde uguagliare altra mai potrei.

                    Se del musico Verdi avessi l'estro
                    le lodi canterei da gran maestro:
                    Le canterei al suon di cornamusa
                    e in ciel l'innalzerei, storia diffusa.
                    Dolce all'orecchio il suono giungerebbe
                    Tal che manco melodia d'Angeli terrebbe.

                    Povero sono, però, in mente e arte
                    perciò ogni velleità metto da parte;
                    il sangue forte pulsa nelle vene
                    sferzando nel cervello forti pene.
                    In minuetto mi muovo in queste righe
                    come formica nel trascinar le spighe.
                    M'accosto, con timore, tremolante
                    a narrare di Te, Uomo importante.

                    Degno di fede e di vetusto onore
                    il bene altrui alberghi dentro al cuore,
                    da sempre per l'altrui la vita doni:
                    Fedele più dei cani ai lor padroni.
                    Quella divisa nera a strisce rosse
                    vanta conquiste di molte riscosse:
                    La porti con l'orgoglio del gran Fante
                    d'importante battaglia reduce zelante...

                    Ti volle Emanuele Primo di Sardegna
                    quale tutore d'ordine e di legge;
                    presente sempre dove il male affligge
                    resti al tuo posto fino alla consegna:
                    Rivedo la battaglia di Pastrengo,
                    della Sforzesca e quella di Novara,
                    per questo dentro al cuore mio Ti tengo
                    e la Figura Tua m'è dolce e cara.

                    In Aspromonte e sul silano monte
                    hai combattuto lotte da valente,
                    avverso i disonesti, per l'ostaggio,
                    reprimesti nel silenzio il brigantaggio.
                    In Libia fosti a conquistar medaglie
                    lasciandoti alle spalle molte Spoglie,
                    nella campagna fosti a Senafè
                    e combattesti in quel di Macallè.

                    Del sangue Tuo inondasti Podgora
                    e quel Tuo sacrificio vale ancora,
                    mostrandoti al dovere servo ligio
                    rendesti alla Nazione gran servigio.
                    Nei secoli fedele: Qesto il Tuo Motto
                    fedele resti in tal mondo corrotto,
                    lo fai per dedizione al Tuo dovere,
                    degno sei d'ogni stima, carabiniere.
                    Nello Maruca
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