Le migliori poesie di Mario Luzi

Poeta e scrittore, nato martedì 20 ottobre 1914 a Castello, Sesto Fiorentino (Italia), morto lunedì 28 febbraio 2005 a Firenze (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi.

Scritta da: Gabriella Stigliano

Alla vita

Amici ci aspetta una barca e dondola
nella luce ove il cielo s'inarca
e tocca il mare, volano creature pazze ad amare
il viso d'Iddio caldo di speranza
in alto in basso cercando
affetto in ogni occulta distanza
e piangono: noi siamo in terra
ma ci potremo un giorno librare
esilmente piegare sul seno divino
come rose dai muri nelle strade odorose
sul bimbo che le chiede senza voce.

Amici dalla barca si vede il mondo
e in lui una verità che precede
intrepida, un sospiro profondo
dalle foci alle sorgenti;
la Madonna dagli occhi trasparenti
scende adagio incontro ai morenti,
raccoglie il cumulo della vita, i dolori
le voglie segrete da anni sulla faccia inumidita.
Le ragazze alla finestra annerita
con lo sguardo verso i monti
non sanno finire d'aspettare l'avvenire.

Nelle stanze la voce materna
senza origine, senza profondità s'alterna
col silenzio della terra, è bella
e tutto par nato da quella.
Mario Luzi
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    Scritta da: Fiorella Cappelli

    Fiume da fiume

    Si pasce di se il fiume, bruca
    serpeggiando
    le sue
    quasi essiccate sgorature,
    visita
    le sue
    quasi aride pozzanghere,
    si trascina ai suoi già putridi ristagni
    finche, poco più oltre
    un poco lo confortano
    misteriosi trasudamenti,
    lo irrorano frescure,
    umori, vene
    dal più profondo
    del suo cuore sotterraneo
    ed eccolo
    rinasce esso dalle secche,
    ora, si lascia dietro la sassaia
    della sua quasi estinzione
    per il suo nuovo cammino -
    si muove verso se stesso il fiume,
    si sposta dentro il suo cangiante bruco
    ed entra, fiume nuovo
    uscito dalle sue ceneri
    nei luoghi dove opera
    la primavera e non c'è
    fiore né gemma, non c'è ancora
    ma c'è quella radiosa incandescenza
    di luce e opacità nel bianco dell'aria,
    c'è, ed ecco si diffonde, quella trepidante animula
    e quel chiaro sopra la linea degli alberi,
    quel già più festoso scintillamento delle acque.
    C'è tutto "quello". E c'è
    lui fiume,
    ne vibra intimamente
    il senso. C'è questo, c'è prodigiosamente.
    Mario Luzi
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      L'immensità dell'attimo

      Quando tra estreme ombre profonda
      in aperti paesi l'estate
      rapisce il canto agli armenti
      e la memoria dei pastori e ovunque tace
      la secreta alacrità delle specie,
      i nascituri avvallano
      nella dolce volontà delle madri
      e preme i rami dei colli e le pianure
      aride il progressivo esser dei frutti.
      Sulla terra accadono senza luogo,
      senza perché le indelebili
      verità, in quel soffio ove affondan
      leggere il peso le fronde
      le navi inclinano il fianco
      e l'ansia dè naviganti a strane coste,
      il suono d'ogni voce
      perde sé nel suo grembo, al mare al vento.
      Mario Luzi
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Per mare

        Nel più alto punto
        dove scienza è oblìo d'ogni sapere
        e certezza, mi dicono,
        certezza irrefutabile venuta incontro

        o nel tempo appeso a un filo
        d'un riacquisto d'infanzia,

        tra sonno e veglia, tra innocenza e colpa,

        dove c'è e non c'è opera nostra voluta e scelta.

        "La salute della mente
        è là" dice una voce
        con cui contendo da anni,
        una voce che ora è di sirena.

        Si naviga tra Sardegna e Corsica.
        C'è un po' di mare
        e la barca appruata scarricchia.
        L'equipaggio dorme. Ma due
        vegliano nella mezzaluce della plancia.
        È passato agosto; Siamo alla rottura dei tempi.
        È una notte viva.
        Viva più di questa notte,
        viva tanto da serrarmi la gola
        è la muta confidenza
        di quelli che riposano
        si curi in mano d'altri
        e di questi che non lasciano la manovra e il calcolo

        mentre pregano per i loro uomini in mare
        da un punto oscuro della costa, mentre arriva
        dalla parte del Rodano qualche raffica.
        Mario Luzi
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          Scritta da: Gabriella Stigliano

          Infrapensieri la notte

          Il sonno, il nero fiume -
          v'immerge la sua tempra
          per il fuoco dell'aurora
          che lo avvamperà, lo spera,
          l'indomani -
          Sono oscuri
          il turchese ed il carminio
          nei vasi e nelle ciotole,
          li prende
          la notte nel suo grembo,
          li accomuna a tutta la materia.
          Saranno - il pensiero lo tortura
          un attimo, lo allarma -
          pronti alla chiamata
          quando ai vetri si presenta
          in avanscoperta l'alba e, dopo,
          quando irrompe
          e sfolgora sotto la navata
          il pieno giorno -
          hanno
          incerta come lui la sorte
          i colori o il risveglio
          per loro non è in forse,
          la luce non li inganna,
          non li tradisce? E stanno
          nella materia
          o sono
          nell'anima i colori? -
          divaga
          o entra nel vivo
          la sua mente
          nella pausa
          della notte che comincia -
          smarrisce
          e ritrova i filamenti
          dell'arte, della giornata...
          Esce
          insieme ai lapislazzuli
          l'oro dal suo forziere, sì,
          ma incerto
          il miracolo ritarda,
          la sua trasmutazione
          in luce, in radiosità
          gli sarà data piena? Avrà
          lui grazia sufficiente
          a quella spiritualissima alchimia?
          Si addorme,
          s'inabissa,
          è sciocco,
          lo sente,
          quel pensiero, è perfida quell'ansia.
          Chi è lui? Tutto gioca con tutto
          nella universale danza.
          Mario Luzi
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Da "Avvento Notturno" Avorio

            Parla il cipresso equinoziale, oscuro
            e montuoso esulta il capriolo,
            dentro le fonti rosse le criniere
            dai baci adagio lavan le cavalle.
            Giù da foreste vaporose immensi
            alle eccelse città battono i fiumi
            lungamente, si muovono in un sogno
            affettuose vele verso Olimpia.
            Correranno le intense vie d'Oriente
            ventilate fanciulle e dai mercati
            salmastri guarderanno ilari il mondo.
            Ma dove attingerò io la mia vita
            ora che il tremebondo amore è morto?
            Violavano le rose l'orizzonte,
            esitanti città stavano in cielo
            asperse di giardini tormentosi,
            la sua voce nell'aria era una roccia
            deserta e incolmabile di fiori.
            Mario Luzi
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              A mia madre dalla sua casa

              M'accoglie la tua vecchia, grigia casa
              steso supino sopra un letto angusto,
              forse il tuo letto per tanti anni. Ascolto,
              conto le ore lentissime a passare,
              più lente per le nuvole che solcano
              queste notti d'agosto in terre avare.

              Uno che torna a notte alta dai campi
              scambia un cenno a fatica con i simili,
              infila l'erta, il vicolo, scompare
              dietro la porta del tugurio. L'afa
              dello scirocco agita i riposi,
              fa smaniare gli infermi ed i reclusi.

              Non dormo, seguo il passo del nottambulo
              sia demente sia giovane tarato
              mentre risuona sopra pietre e ciottoli;
              lascio e prendo il mio carico servile
              e scendo, scendo più che già non sia
              profondo in questo tempo, in questo popolo.
              Mario Luzi
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Ridotto a me stesso?

                Ridotto a me stesso?
                Morto l'interlocutore?
                O morto io,
                l'altro su di me
                padrone del campo, l'altro,
                universo, parificatore...
                o no,
                niente di questo:
                il silenzio raggiante
                dell'amore pieno,
                della piena incarnazione
                anticipato da un lampo? -
                penso
                se è pensare questo
                e non opera di sonno
                nella pausa solare
                del tumulto di adesso.
                Mario Luzi
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