Poesie di Luciana Prisciandaro

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Raccolti i sandali
non fu più vero nulla,
naufragavamo spersi
come dopo un inganno.
Si allontanava il sole
e ci sembrò un dispetto.
Precipitava l'ombra sui mattoni
segnando il tempo dell'equivoco,
mentre che svigorivano
parole assieme alle figure.
Chi credevamo d'essere,
vestiti a fiori
rumoreggianti e audaci?
E non consolazione
venne dall'attardarci
a chiudere le pagine.
Ritraemmo le piante
ed accostammo i vetri
sulla notte pagana
e la domenica infinita.
Luciana Prisciandaro
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    Per interposto amore

    Chi ancora si dà appuntamento
    nei luoghi che ci furono teatro,
    moltiplicando tracce
    confondendo
    la scena che credemmo inalterabile?
    Parlavamo d'amore agli incroci,
    spavaldi in faccia ai venti.
    E mai che si facesse notte
    o tempo d'andare.
    Pure
    non erano nostre le parole.
    Chi aveva in mano il gioco?
    Chi ispirava tanta frenesia?
    Sopravvissuti a un corpo
    che non ci esprime
    abitiamo adesso i sotterranei.
    Col petto che non arde
    e radio senza suoni.
    Altri s'innamorerà per noi,
    di quell'amore di ordinanza,
    perché tengano i fili.
    Un semplice passaggio
    di consegne.
    Luciana Prisciandaro
    Composta lunedì 31 luglio 1916
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      Senza scampo

      Se fosse penitenza da scontare
      a salvarsi da amore
      danzerei su tappeti di rovi.
      Ma è d'oro sfavillante la prigione
      la corda
      un nastro di seta.
      E non stanza che non abbia impronte
      del tuo esserci
      solido e inalterato,
      niente che mi sottragga
      alle tue braccia che sfiniscono,
      al delirio di perpetuità.
      Confondimi le tracce
      lascia che mi smarrisca,
      rendimi l'ombra,
      il dolce patimento di un'assenza.
      Luciana Prisciandaro
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        Disamorando

        Letto di piuma
        astro che si consuma
        stare o non stare accompagnati
        se un perfido nume ci distolse?
        Avvallamento tenero
        nel quale
        si spargono carezze dolorose
        come non attuate coincidenze.
        Né si ricrea la scena
        o la grazia di un gesto
        il disco dei Pynk Floyd s'incanta
        e ci vuole un rammendo
        alla sottana.
        Non è più amore
        a trattenerci qui
        ma la caparbietà
        di una scommessa
        il tedio che ci avvince
        e non scompiglia
        il flusso naturale.
        Gli epiloghi detestano parole
        fuggono alla chiarezza.
        Intanto il ciclamino alla finestra
        è una consolazione.
        Luciana Prisciandaro
        Composta domenica 15 novembre 2015
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          Il bello e la bestia

          O Bestia non morire
          - supplicava il Bello -
          non è gentile accomiatarsi
          interrompendo i giochi.
          Amica dolcissima e tremenda
          rude di tocco
          soave di pensiero,
          invertiamo le lune ed i concerti
          del livido spirito del male.
          Ti sfilerò le spine una ad una
          né mi dovrai risarcimenti e pegni.
          Libererò questo tuo corpo in scatola
          la leggiadria che non traspira.
          L ' amore dei dissimili
          è il fiore più tenace
          contro il vento.
          Luciana Prisciandaro
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            The end

            Ospite in casa tua
            neanche lo specchio mi appartiene più
            langue il geranio
            l'alcova ha perso voluttà.
            Non c'è l'amore che le lance spezza
            ma la schizofrenia
            di quell'essere qui
            e sempre altrove.
            Non c'è l'amore che imprigiona in due
            ma la certezza
            che siamo andati ad inciampare.
            Tempo scaduto
            siamo fuori corso,
            l'onda sconnessa di una radio.
            Ma quanti scenari ti allestivo,
            quanto oro infondevo nel tuo the...
            Luciana Prisciandaro
            Composta martedì 30 novembre 1999
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              Gli parla di fiori
              e lui niente
              la carezza sfuma ogni mattina
              all'arrestarsi della serratura.
              Il giorno si sfarina
              in vani pensamenti senza succo
              inseguendo la polvere
              laddove va a morire,
              tra corde del bucato
              e un senso d ' incompiuto,
              legumi da sgranare come perle
              e una mela che non arriva al cuore,
              domani, forse, si dirà
              basta: e ' ora d ' andare,
              con un che d ' impetuoso
              e dolente,
              una mummia di piume
              sfonda i muri,
              esplode
              una testa di cristallo.
              Domani
              e si ripongono i pensieri
              dentro ai cassetti.
              Intanto torna il passo del comando
              i tacchi per le scale,
              si riavvita
              il corpo di fatica.
              Luciana Prisciandaro
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