Scritta da: Poète Maudit

Ti invoco nella desolata notte

Mentre nella mente odo queste note del ballo
E mentre alle orecchie giunge lo scroscio della pioggia
Ti aspetto e ti desidero, ti amo e ti temo
Ti invoco nella desolata notte

Fuggi dalle mie braccia come fugge quest'acqua dal cielo
So che tornerai da me, ma sarà per poco e non mi basta
Ti penso e ti voglio, ti sussurro e ti ascolto
Ti invoco nella desolata notte

Ho bisogno di un ballo per rendermi unico a te
Chissà cosa si prova a perdere sé stessi per trovarsi in altri?
Un poeta che è travolto dalla tempesta, e si perde e affonda
Ma si salva grazie ad una Circe meravigliosamente terrena

Rifiuto l'imitazione dei maestri per te ora
Voglio solo che parli il mio cuore e non la mia testa
Ti voglio sentire e assaporare, ti voglio godere e aiutare
Ti invoco nella desolata notte

Quelle tue code, le pose e i gesti mi hanno ipnotizzato
Non vedo che perfezione nel tuo essere fatale
Ti lodo e anelo a te, ti prego e mi illumino di te
Ti invoco nella desolata notte

Che sciocco... scrivere simboli pensando di tradurre quei sentimenti
Oh, me misero... leggerai nemmeno mai questi miei assilli, lo so
Sono un'illuso... immagino un finale, dietro questa siepe, che non c'è
Ah ah ah... piango per quel motivo e mi lacero lo stesso; grazie fantasia

Ti vorrei e ti amerei, ma tu non vuoi me e se ti meritassi non dovresti amarmi
Ti invoco nella desolata notte.
Gabriele Capja
Composta mercoledì 1 giugno 2016
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    Scritta da: Poète Maudit

    Il poeta maledetto

    Sono una casa che non trova le fondamenta
    Le cerco invano, sembra anche che le abbia trovate
    Ma ogni volta si ripete la stessa storia, come un ciclo
    E la ricerca deve ripartire da dove l'avevo lasciata

    È franata ogni certezza, tutto ciò su cui potevo contare
    Forse mi reggevo su un'illusione, ma sembrava vera
    Sempre così, dal periodo bello al buio più totale
    Senza eccezioni, il ciclo va il ciclo viene, e io soffro

    La violenza fra le mura che se non si fa si dice
    Io in mente faccio l'eroe, ma in realtà sono nulla
    Godo troppo poco per me, ma quando succede, gli altri?
    Gli altri devono patire, soffrire e piangere per il dolore

    Madre vorrei salvarti, ma forse sei solo una martire
    Gesù è morto per noi e tu devi soffrire per me
    Non c'è giustizia in nessuno dei due casi, ma così è
    E io non so quanto sopporterò questi impicci

    La crisi delle mie convinzioni pacifiche di fronte all'ira
    Di un orco malato e mortifero che mortifica il prossimo
    Perché in vita, come me, poche gioie ha avuto per sé
    Ma mi rifiuto di seguire il suo percorso maledetto

    "Meglio non esser mai" pensava un marinaio ingegnoso
    E "meglio non esser mai" penso anche io alle volte
    E "meglio non esser mai" penserebbe chiunque in questa situazione
    Ma "meglio non esser mai" pensa chi impaurito fugge

    Io voglio lottare, voglio sputare sangue e gridare ad alta voce
    Non curante delle lesioni a me procurate e dagli altri subite
    Voglio evocare in me il Pelide e scatenare l'ira mia
    Voglio controllare la realtà e distruggere le difficoltà opprimenti

    O musa, cantami delle gesta di quel poeta maledetto dalla vita
    Che riuscì ad abbattere le barriere che tanto lo bloccavano
    Che in un'epica metamorfosi, diede slancio a sé
    E mentre contro Satana riuscì a trionfare per gli altri pure

    Cantami di questa storia meravigliosa
    Perché mai esisterà
    Perché mitica e impossibile
    Perché pura fantasia

    Io, intanto, giaccio e attendo
    Nella speranza che un giorno
    Quel poeta maledetto a vita
    Reagisca all'esistenza.
    Gabriele Capja
    Composta giovedì 2 giugno 2016
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