Post inseriti da Lina Viglione

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Scritto da: Lina Viglione
Ognuno ha la sua destinazione. C'è sempre una destinazione nel corso del cammino che percorriamo durante il viaggio della vita. In questo percorso spesso ci incrociamo col nostro essere. Conosciamo la nostra mente e parliamo, alla nostra anima. Nel sentiero della vita incontriamo tutto quello che ci capita davanti e ci schiantiamo col cuore - delusioni - gioie - amori. Ci sono alcune di queste cose, che lasciamo strada facendo, altre che le perdiamo malgrado gli sforzi per l'opposto. Altre ancora che ci trasciniamo appresso rinchiuse dentro di noi. Ci sono piccole cose che ci portiamo come bagaglio, e quelle sono le piccole perle di saggezza, che come rugiada che si posano sulla nostra pelle durante il cammino. Di tanto in tanto ci giriamo indietro per guardare il nostro percorso fino a quel punto, dove siamo arrivati. A volte ci guardiamo e ci vediamo tutti acciaccati, ma poi pensiamo che siamo ancora in piedi e tutto sommato seguitiamo a camminare, ascoltiamo le anime di chi incontriamo e ci ritroviamo a un crocevia e non sappiamo dove andare. Ecco ora siamo lì ad una rotonda, posiamo a terra la nostra valigia, ci sediamo e parliamo alla nostra anima, aspettiamo il sole per farci vedere dove appoggiare i piedi e attendiamo la sera per vedere... quella stella che ci guiderà.
Composto giovedì 1 gennaio 2004
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    Scritto da: Lina Viglione
    La rabbia e il rancore fanno parte dell'essere umano. Sono emozioni impossibili da evitare. La rabbia a volte aiuta a reagire, il rancore è meno nobile, ma a volte inevitabile. L'importante è che sia di breve durata. Il rancore portato a lungo non conduce a nulla di buono. La rabbia non è un'emozione. È il segnale che siamo intensamente insoddisfatti e, difficile a idearci tristi. La rabbia è la conseguenza dell'essersi comportati da brave persone a lungo, facendo rinunce e recidendosi fuori da se stessi. Non è con le rappresaglie, con le pretese, con i giudizi e con la violenza che si concorre a "colmare" la rabbia, ma convertirla in energia che ci aiuti a fare scelte concrete. Alla base della rabbia c'è un pensiero, una calcolo approssimativo che noi formuliamo verso qualcuno o verso di noi stessi. La rabbia è un certo modo di pensare che valuta ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, chi merita e chi no, chi è sciagurato e non lo è. Quando l'avremmo notato da qual momento avremmo la possibilità di capire quali sono le ragioni che lo reggono e avremo più probabilità di avviare azioni che ci aiutano a provare sollievo ancor prima che ci venga in mente di sfogarti. Sfogare la rabbia recano danno gli altri e compromette alla lunga la tenuta del nostro sistema apparato circolatorio. Due buoni motivi per modificarla... a vantaggio di tutti.
    Composto martedì 1 gennaio 2002
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      Scritto da: Lina Viglione
      Il vincitore è il sconfitto.
      La peggiore lotta è quella che affrontiamo su se stessi, in quando ci vuole una grande preparazione, e fare anni ed anni di esercitazione, dovendo valorizzare i propri punti di forza e imparare a nascondere i punti deboli e innanzitutto bisogna imparare a conoscere il proprio avversario...

      perché potremmo anche andare ad intraprendere una lotta contro noi stessi, ma una volta che ci mostriamo sul campo di battaglia, il nostro oppositore potrebbe anche non esserci.

      E'come la storiella delle due navi armate ed dotate allo stesso modo, stessi cannoni, stesso numero di corsari armati allo stesso modo e con le stesse abilità, non può esserci mai un vincitore, come nemmeno un perdente. Nella lotta contro se stessi vale la stessa norma, il lato buio contro il lato della forza.

      Perché ci sia un vincitore uno dei due si deve per forza consegnarsi al nemico.
      Ogni essere umano è anche questo, speranza, sconforto, ma quando si continua a inseguire e si scopre che tutto avviene per un ordine ben giusto a seconda della propria valutazione.

      Allora il cuore gioioso non ha più eccessi di esuberanza per speranza o angoscia ma comincia a godere della pacatezza che accompagna la sua vita.

      E non ci sarà né uno sconfitto, né un vincitore, soltanto attraverso la l'esperienza diretta della vita di entrambe le percezioni si può arrivare alla gioia pura del cuore, e tutto attorno a lui cambia, il modo di vedere la vita, la gente, i dispiaceri, avranno un perché preciso, seguitando sulla stessa linea di analisi mentale in collegamento col cuore, con la certezza che la gioia è parte vitale di noi.

      Colui che riesce ad essere felice non senza quesiti, ma malgrado i problemi è il vero vincitore. La forza d'animo indispensabile per cercare di migliorare sempre noi stessi è necessaria per avere successo nella vita, la quale deve essere vissuta totalmente, dando appunto il meglio di sé in ogni situazione.

      Si può colpire tutti e avere la meglio sugli altri solo avendo la meglio su noi stessi; benché noi sia il più ricco e dominante al mondo, se non vinciamo le nostre paure non saremo mai vincitore. Vincitore è quello che gioisce...
      Sconfitto è colui che si scoraggia.
      Composto domenica 1 gennaio 2006
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        Scritto da: Lina Viglione
        I ricordi vivono in noi. I ricordi sono come una medaglia che ha sempre due facce. È la memoria che percepisce i ricordi e il passato, come sono gli altri sensi che apprendono il presente. De montaigne affermava che la memoria non ci racconta quel che prediligiamo noi, ma ciò che piace a lei. Ed in parte teneva ragione. Tutti noi abbiamo innalzato un lungo ponte tra i ricordi-il passato ed il presente. Il nostro anagrafe ci serve per il presente, là ci sono le tracce lasciate nella nostra testa degli eventi nei quali siamo stati dei primi attori o testimoni o che ci hanno visto anche arresi. Tuttavia i ricordi hanno un ruolo nell'intelligenza e nell'parità personale: la prima perché acquisisce informazioni ed esperienze dal passato, la seconda serve per conservare il senso del sé. Nei casi di momentaneo vuoto di memeria, la persona non è più la stessa per cui ciò che fa di un singolo uomo la stessa persona per tutta la vita, è quell'archivio di ricordi che si immagazzinano nel tempo. Perduti questi, quell'essere umano cessa di essere se stesso. Ma avere troppa memoria e ricascare sempre in quello scrigno, può essere un elemento negativo ed è questo il rovescio della medaglia. Le conoscenze passate che hanno causato traumi e delusioni, vanno accantonate e chi non è capace spesso deve farsi esaminare da uno psicanalista. La capacità di dimenticare diventa allora necessaria per la nostra essenza soprattutto come processo di guarigione necessaria. Andando per gradi, dovremmo scordarci anche tutte quelle cose che ci hanno fatto soffrire ed abbassare il livello della rimpianto, altrimenti siamo destinati a vivere con un passato che ci logora dentro. Quante volte abbiano usato la solita frase: da domani ricomincio d'accapo? Questo significa tagliare netto col passato e iniziare non solo una nuova vita, ma riprendere a "vivere"
        Composto sabato 1 gennaio 2000
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          Scritto da: Lina Viglione
          Sono una persona amabile, ma ho anche tante carenze, e questo è anche il mio modo di essere, diversamente non sarei così serena. Sono amabile non perché credo di avere delle facoltà illimitate, ma perché sono fragile e quando mi prende il panico mi battano i denti come una bambina. E per quanto cerco di farmi vedere diversa, sono facilmente rompibile, anche quando rido, quando canto, mi copro dietro uno stupido scudo di auto incoraggiamento. Ma malgrado tutto credo di essere abbastanza normale, a volte ironica a volte disincantata, ma condiscendente e comprendente con tutti. Nella vita c'è un uscio, oltre la quale si ritorna bambini e come una bambina ho anch'io nonostante gli anni ho bisogno di coccole, poter parlare senza paura di non essere compresa, parole che dovrei far tacere ma lasciare che le emozioni escano attraverso la bambina che vive ancora in me. Mi piacerebbe trovare un senso per cose che non ne hanno. Sarebbe davvero piacevole provare emozioni per attimi che non esistono, e vivere quei brevi momenti come quando si osserva un bambino che felice mi sorride. Guardare quel raggio di sole quando mi accarezza e mi invita a sorridere e trovare la felicità in questi piccoli momenti. Una piccola gioia quotidiana che oramai non vediamo più... ma ci saranno sempre.
          Composto domenica 1 gennaio 2012
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            Scritto da: Lina Viglione
            La gioia e il dolore è un po' come quando ci rompiamo un piede in un infortunio: in genere non ci facciamo caso, teniamo una certa parte del corpo di poco conto: ma è proprio quando non riusciamo a camminare che capiamo quanto sia di valore. Così è la gioia: non la possiamo valutare in tutto e per tutto nella sua vera essenza se non conosciamo il dolore. Mettendo la cosa in utilità possiamo fare l'esempio di un individuo che è triste, è disperato nel suo cuore: se uno riuscirà solo a farlo ridere in qualche modo proverà una gioia immensa. Quindi è palese che la gioia può esistere solo se esiste anche il dolore. Non esiste salita senza la discesa. Se noi non apprendiamo il dolore non potremmo circoscrivere il concetto di "gioia" non sapendo quale sia il suo opposto. Il dolore a volte può impedire la gioia, e la gioia può impedire il dolore. Questi due concetti si scontrano, ognuno cerca di prevalere l'uno sull'altro, ma per esistere hanno... hanno bisogno l'uno dell'altro.
            Composto sabato 1 gennaio 2011
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              Scritto da: Lina Viglione
              La solitudine è l'isolamento, ma anche il rifugio dell'anima. Non è sempre una cosa negativa, in specificato momento dove noi abbiamo bisogno, di stare un po' con noi stessi, per conoscere meglio noi stessi. Per meditare, crescere, invece in altri momenti è la pesantezza più grande che c'è, rimanere da soli con i propri pensieri. Secondo me comunque la solitudine è indispensabile. Dentro di noi nel più profondo della nostra anima rimaniamo per sempre soli perché non c'è nessuno che ci potrà capire a 100%. Però non si può reggere per sempre. L'uomo è un essere sociale. Godiamoci la solitudine quando possiamo, e cerchiamo di coglierne i molti e positivi e i suoi frutti, perché essere con se stessi è spesso essere in buona compagnia.
              Composto sabato 1 gennaio 2005
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                Scritto da: Lina Viglione
                Una delle cose più difficili della vita di ogni uomo è il saper perdonare veramente. Colui che non arriva a perdonare demolisce il ponte sul quale egli stesso deve percorrere; perché ogni uomo ha necessita di perdonare e essere perdonato. Moltissimi sono capaci, in specificati momenti della vita, di grandi gesti di generosità: donano i propri averi, il loro tempo a chi ne ha bisogno, fondano le confederazioni i volontariato e associazioni umanitarismo di tutti i tipi: adozioni, solidarietà ecc. Tutte cose veramente eccellenti. Ma tuttavia pochi, però, sono capaci di perdonare. Quando riflettiamo in distanza e con molta sincerità sul nostro modo di perdonare, valutiamo i limiti che possediamo. Lo verifichiamo anzi tutto nei rapporti che abbiamo con la famiglia, con gli amici, e con tutti gli altri. Molti di coloro che patiscono un torto da una persona cara si sentono feriti perché lo reputano un vero tradimento che ha inquinato la fiducia e oltraggiato la propria dignità. Nasce, allora, l'impulso che molto spesso rimane incancellabile perché, come una cicatrice, faticosamente si dilegua dal loro animo. Nel film Schindler's list è allegorico, a tale proposito, lo sprovveduto suggerimento dato dallo stesso Schindler al pubblico ufficiale del campo di accentramento, il quale si era poi convinto che il perdonare fosse una manifestazione di potere superiore a quello di vita e di morte che egli addestrava sui poveri internati. Se pigliassimo coscienza delle nostre fragilità chiederemmo più spesso perdono agli altri. Quando sperimentiamo l'esigenza di sentirci perdonati, forse saremmo più disposti a perdonare gli altri di cuore e illimitatamente. La nostra vita sarebbe differentemente: tante guerre non avrebbero più senso, non ci sarebbero più certe forme distruttive di vendetta, le famiglie resterebbero unite, la società diventerebbe più produttivo, una partecipazione più genuina abbatterebbe altri confini. Non per niente le ultime frasi di Gesù prima di morire esprimono il perdono verso il ladro incallito e verso coloro che lo stavano brutalizzando. Ciò vuol dire, che il perdono vero, sincero è il gesto più giusto e divino che ognuno di noi possa compiere. Ma è giusto solo per chi vuole innalzarsi verso la graduale santificazione. Sbagliare e umano,... perdonare e divino.
                Composto martedì 1 gennaio 2002
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                  Scritto da: Lina Viglione
                  La vita ci dà sempre una ragione per vivere. Non aspettiamo che il destino decida per noi, costruiamolo noi.
                  Fai le nostre scelte senza paura di fare errori, la vita è fatta di errori, non lasciamo che siano gli altri a decidere per noi, scegliamo e basta, ne va della nostra vita.
                  Non perdiamo alcun interesse per la vita, c'e sempre una porta nuova che si apre per noi. Siamo più interessati che possiamo a tutte le cose... non stanchiamoci mai della vita, non finiremo mai di imparare.
                  Non rinunciamo mai a niente, non arrendiamoci perché basta un solo successo per cancellare molti fallimenti. Studiamo il volto della natura e non ci annoierai mai. Nella vita non lasciamo mai il posto ai nostri rimpianti e ai pensieri negativi, ma troviamo momenti positivi che l'hanno reso degna di essere vissuta. La vita va vissuta nel modo più totale cogliendo i momenti migliori... senza amarla ne odiarla la vita ma unicamente vivendola nel migliore dei modi.
                  La vita è un dono davvero immenso, di chi sia questo dono e per quale motivo siamo su questa terra, non ha nessuna importanza. Per ogni istante che ci viene concesso viviamolo e basta!
                  Non passiamo tutta la vita a inseguire o rimpiangere qualcosa che non avremo mai, o che oramai non esiste più. La vita è ora in questo momento, anche se priva di ogni certezze. La vita è solo un attimo e per questo va vissuta, non restiamo a guardare, viviamola e forse alla fine possiamo anche dire; che fantastica... storia è questa vita.
                  Composto domenica 1 gennaio 2017
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                    Scritto da: Lina Viglione
                    L'ottimista e il pessimista. La persona ottimista diciamo che non è uno credulone che pensa che a lui non può accadere mai nulla, lui vive senza paura, guarda con serenità i fatti, e riesce ad evitare di più i fatti negativi, e sa che sta bene quando è felice, e cerca di trasmettere positività anche in chi gli sta attorno. Alla fine ne deduce che è un bene essere ottimista. Nei casi opportuni non sa mai come ci andranno le cose, nessuno ha la sfera di vetro, per tanto l'ottimista cerca sempre di vedere le cose col bicchiere mezzo pieno, lo aiuta a combattere meglio le cose e a tirarsi su esperienze positive. E quando realizza che ha sbagliato può sempre dire "vabbè, me ne farò una ragione" Il pessimista vede tutto in negativo e quindi si ripara da ogni delusione, vede sempre il bicchiere mezzo vuoto perché se lo aspetta sempre pieno. E piano piano rotola sempre sempre di più verso il pessimismo più inarrestabile, presenta sempre a sua discolpa una serie di "Avevo ragione io" Finisce col farsi scudo intorno a se e a non fidarsi più di niente e nessuno, con l'unica attenuativo, che i fatti spesso gli daranno ragione. Io Lina. Solo una persona estremamente positiva, questo non vuol dire che sia un audioleso e non ho anch'io i miei momenti no, ma a differenza dei pessimisti mi rialzo subito e vado avanti fiduciosa, e comprendo le persone, le situazioni, gli eventi, li accetto per come sono e cerco di evolverli. Non sono ancora una persona saggia, ma attraverso la mia positività riesco ad attirare a me come una calamità - tutto ciò di cui ho bisogno, senza lamentarmi per ciò che non ha. Piango anch'io all'occorrenza, ma senza mai arrendermi, tant'è che rido senza impazzire. Quando arriva un dolore inizio a capire che il dolore non è fatto per rendermi infelice e togliermi i miei valori e la mia dignità, ma per maturarmi. Questa è la saggezza, difficile da raggiungere, ma non impossibile. Aristotele, nella sua Etica Nicomachea precisò... im medio stat virtus.
                    Composto mercoledì 1 gennaio 2003
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