Scritto da: Andrea De Candia
Qui è un antro che ha quasi l'accessibile
tenerezza del sughero... e una porta
nuda e indifesa da cui entra la luce,
dacché si siede l'ombra, e permanente
fa inabissare il sonno del pensiero,
spada che trincia l'acqua nel colore.
Quieti e disperati sono i corpi
delle rocce nel loro affondamento,
visibili pur nel seppellimento,
circolari come urli da bocche
tappate da un silenzio in apnea.
La perfezione d'un cerchio ante-Giotto,
anzi d'un semicerchio, di un ventaglio smeraldo che ha tracciato la Natura
per porgerlo a una aridità di sabbia,
ai piedi di Regina Indifferenza.

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