Scritto da: MaryRosa Amico
Sapete cosa si prova ad essere picchiate? Si impara a subire in silenzio, senza urlare. Denuncialo mi ripetevo, denuncialo; ma poi mi chiedeva scusa e tutto finiva. Solo per qualche ora, poi ricominciava. Che male quei calci in faccia, sembrava un pugile inferocito. Ero diventata il suo tira pugni personale, la sua valvola di sfogo. Mi ricordo di una mattina in particolare, la mia ultima mattina. Non stavo bene, la sera precedente, ne avevo prese tante, di botte. Mi alzai dal letto, ero tutta in livido e le ossa, scricchiolavano ad ogni mio piccolo movimento. Andai in cucina, senza fare rumore, presi una medicina, un antidolorifico e lui immediatamente si palesò dinanzi a me, ero certa che sarebbe successo, era giunta la mia fine e iniziai ad avere paura. Una coltellata dritta al cuore, caddi a terra. Sentivo la vita scorrere, andare via come un naufrago giunto alla deriva.

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    Scritto da: MaryRosa Amico

    Commenti

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    Carissimo Giuseppe Bartolomeo, lo scritto è una narrazione, nulla di personale. Purtroppo il femminicidio non smette di fare vittime. Mi scuso se ti sei preoccupato, ma ti ringrazio tanto per l'attenzione. Buona serata.
    1
    postato da , il
    Carissima MaryRosa,
    spero che lo scritto sia solo una narrazione e non una "realtà" di qualche bestia di uomo!. Altrimenti lo si dovrebbe denunciare e restare in prigione
    per anni . Come compagno di vita  o di viaggio sarebbe vivere nell'inferno
    sulla terra. Un abbraccio e ti seguo sempre quando scrivi, anche se non scrivo troppo. Mi piace leggere quello che gli autori scrivono. Brava e grazie. Scusami se ti distraggo.

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