Ogni giorno mi confronto con il dolore. Lo provo, lo osservo, e lo subisco. La convivenza è ardua, ma sono costretta ad accettarlo e a difendermi. Erigo troppi muri attorno a me per proteggermi dal dolore, quanto prima mi ritrovo con l'anima imprigionata. Nulla è più terribile di una prigione con muri creati da me stessa. Allora mi libero dal dolore, lo prendo e lo nascondo, lontano dal cuore attraverso la rimozione. O semplicemente lo nego, scegliendo di non riconoscere la sua esistenza. Nel migliore dei casi cerco di trasformarlo in altro, sublimandolo. Oppure tornando ad un momento migliore. Beh, ognuno di noi si difende come può. Tanto i dolori vanno e vengono, e nessuno ne è immune.
Composto sabato 1 gennaio 2005
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