Scritta da: Giuseppe Speranza
Ovunque siano muri, là sono lucidi tossici granchi che annunziano l'avvicinarsi del cancro. Dovunque tu vada, qualunque cosa tu tocchi, è cancro e sifilide. Sta scritto in cielo: fiammeggia e danza come un malaugurio. Ha roso le anime nostre e noi non siamo altro che una cosa morta, come la luna.
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    Scritta da: Giuseppe Speranza
    In un remoto recesso della palude,
    canta un uccello timido, nascosto.

    Il tordo, solitario,
    l'eremita rinchiuso in te stesso, che fugge i villaggi, canta a se stesso un canto.

    Canto della gola sanguinante,
    canto di vita sgorgato dalla morte (perché, caro fratello, io so bene che se ti fosse impedito di cantare, certamente tu ne moriresti).
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      Scritta da: Giuseppe Speranza
      Mi distesi e osservai le ragazze mentre si vestivano per andarsene. Era come guardare la scena di una commedia dalla poltrona di un palco. Oppure ero un paralitico, che si godeva lo spettacolo dalla sua poltrona a rotelle. Se fosse saltato in mente a una di loro di versarmi addosso una brocca d'acqua, non mi sarei mosso da dove mi trovavo. Mi sarei limitato a scrollarmi e avrei sorriso, come si può sorridere ad angeli matti.
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