Scritta da: Silvia
La religione che condivide con la musica la caratteristica di essere un mistero ancora irrisolto dovrebbe imitare quest'ultima e permettere ai suoi fedeli di aderire alle manifestazioni che non siano loro più confacenti. Il vantaggio della musica sulla religione sta nella sua capacità di sollevare e ispirare molte persone senza doversi accostare troppo alla ragione ma entrambe sono unite nel nobile scopo di innalzare l'umanità al di sopra della prosaica monotonia della vita: di portare speranza e consolazione, di trasfigurare dolore e gioia.

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    Scritta da: Silvia

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    postato da , il
    Mi scuso per il ritardo con cui rispondo al messaggio.
    Il termine razionalità a cui lei fa riferimento è stato usato per mio errore in maniera scorretta. La religione a differenza della musica segue un percorso legato alla ragionevolezza e all'intellettualismo e si discosta dalla musica in quanto quest'ultima, abbraccia un concetto piu "libero", aldilà del credo religioso o estrazione sociale di ogni essere umano.
    una distinzione è d'obbligo fra ciò che può incrementare la nostra crescita interiore regalandoci gioia e sollievo e su quello che invece può essere deleterio alla nostra natura, sta nell'intelligenza di ognuno di noi estrapolare il buono che entrambe comunicano.
    Sono d'accordo con lei sulla facilità di creare fraintendimenti con questi utili quanto distanti mezzi di comunicazione, fermo restando le diversità che caratterizzano i nostri punti di vista. Cordiali saluti.
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    postato da , il
    Il fatto che tanto per la religione quanto per la musica esistano i due aspetti "angelico" e "demoniaco" rientra nella concezione dualistica (opposti inconciliabili) sulla  quale si potrebbero perdere giorni e giorni di discussione, ma non è questo il tema dell'aforisma.
    Tra l'altro lei cita solo un aspetto (musica intesa come fonte di guadagno) trascurando ben più alte espressioni artistiche o spirituali e questo mi sembra abbastanza riduttivo anche in considerazione del fatto che Hiller fu un compositore e critico tedesco molto vicino ai più alti esponenti europei della musica classica e sinfonica della sua epoca.
    Quindi, lasciando perdere i discorsi sugli estremi opposti e i milioni di polli che abboccano a falsi messaggi (e questo vale tanto per la musica quanto per la religione) a mio avviso ciò che l'autore voleva esprimere è questo concetto (che mi sento di condividere pienamente): mentre la religione è "intellettuale" quindi razionale, la musica non è intellettuale e permette al cuore di aprirsi, allo spirito di elevarsi al di sopra delle cose umane (e quindi anche di avvicnarsi alla divinità sia essa Dio, Allah, Buddha o altri); del resto basti pensare alla forza mistica di un canto gregoriano o alla vibrazione intensa di un suono primordiale come l'OM dei mantra tibetani che libera la mente dalla materialità  instaurando quello stato chiamato "meditazione" in cui la spiritualità si esprime nella forma più pura.
    In ultima analisi religione e musica  sono due forme  di preghiera (intesa come avvicinamento al divino) con l'unico fine di elevazione dello spirito ma se la prima è più intellettuale, l'altra priva di questo aspetto razionale (che è quello che "chiude" il cuore) è accessibile anche agli animi più semplici.

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