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L'uomo è quello che da sé stesso si è forse precipitato nell'abisso delle miserie ove egli geme. I selvaggi che noi vedemmo non vivono male fra loro, ed i selvaggi che vivono sparsi ad uno ad uno nei boschi, e non campano che di ghiande e d'erbe, son certamente più felici ancora. Dalla società son nati i più gravi delitti. Vi sono uomini nella società che son costretti, per ragion di stato, a desiderare la morte degli uomini. Il naufragio d'un vascello, l'incendio d'una casa, la perdita d'una battaglia, inducono alla mestizia una parte della società, e spargono la gioia in un'altra. Tutto va molto male, mio caro Cacambo, e non v'è per il saggio altro partito da prendere che di tagliarsi la gola più delicatamente che sia possibile...
Voltaire (François Marie Arouet)
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    Fuggi, mio caro bene; tutto è scoperto. Un'inclinazione innocente che la natura autorizza, e che non ferisce in niente la società, è un delitto agli occhi degli uomini creduli e crudeli. [...] Fuggi, o troppo caro amante! Poni in sicurezza quei giorni che non puoi più passare presso me. Ecco il fine di quei tempi felici, in cui la nostra reciproca tenerezza...
    Ah misera Zenoide, che hai tu fatto al cielo, per meritare un trattamento sì rigoroso? Io mi perdo: ricordati sempre della tua cara Zenoide. Caro bene, tu vivrai eternamente nel mio cuore: no, tu non hai compreso mai quanto io t'amassi... Possa tu ricevere, sulle mie labbra ardenti, il mio ultimo addio, e l'ultimo mio sospiro! Io mi sento vicina a raggiungere il padre infelice: la luce del giorno ora mi è in orrore; essa non illumina che misfatti.
    Voltaire (François Marie Arouet)
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      "Voi dunque converrete meco, che quello è il più felice di tutti gli uomini, perché è al di sopra di tutto ciò che possiede". "E non vedete voi - rispose Martino - che di tutto ciò che possiede egli è disgustato? Platone disse, molto tempo fa, che i migliori stomaci non son quelli che rigettano tutti gli alimenti".
      "Ma - disse Candido - non è un piacere a criticar tutto? A trovar dè difetti, dove gli altri uomini credon vedere delle bellezze?"
      Voltaire (François Marie Arouet)
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        "Oh, ecco un Cicerone - dice Candido - io credo che vostr'eccellenza non lascerà punto di leggere cotesto grand'uomo". "Io non lo leggo mai - risponde il Veneziano - che m'importa ch'egli abbia difeso la causa di Rabirio o di Cluenzio? Ne ho d'avanzo dè processi da giudicare; mi sarei adattato a leggere le sue opere filosofiche, ma quando mi son accorto che ei dubitava di tutto, ho concluso che io ne sapeva quanto lui, e che non avevo bisogno d'alcuno per essere ignorante".
        Voltaire (François Marie Arouet)
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          "Ma a qual fine questo mondo è stato dunque formato?" ripiglia Candido. "Per farci arrabbiare" risponde Martino. "Credete voi - dice Candido - che gli uomini si siano sempre, vicendevolmente straziati, come lo fanno al presente? Ch'essi siano sempre stati bugiardi, furbi, perfidi, ingrati, assassini, pieni di debolezze, ladri, vili, invidiosi, ingordi, ubriaconi, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, discoli, fanatici, ipocriti e pazzi?".
          "Credete voi - dice Martino - che gli sparvieri abbiano sempre mangiato degli uccelli quando ne han trovati?".
          "Sì, senza dubbio" dice Candido. "Ebbene - soggiunge Martino - se gli sparvieri han sempre avuto il medesimo carattere, perché volete voi che gli uomini abbiano cambiato il loro?"
          Voltaire (François Marie Arouet)
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            Io non ho mai veduto città che non desideri la rovina della città vicina: niuna famiglia che non voglia sterminare qualche altra famiglia. Per tutto i deboli hanno in esecrazione i potenti, innanzi ai quali s'avviliscono, e i potenti trattano quelli come le pecore, di cui si vende la lana e la carne. Un milione d'assassini arruolati, corre da una parte all'altra dell'Europa, esercitando l'omicidio e la ruberia con disciplina, per guadagnare il pane, perché non hanno più onesto mestiere; e nelle città che sembrano goder la pace, e dove fioriscono l'arti, gli uomini son divorati da più gare, più pensieri, e più inquietudini, che una città assediata non prova fiamme; le tristezze secrete sono ancor più crudeli che le miserie pubbliche.
            Voltaire (François Marie Arouet)
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              Il più felice mortale ha sparso delle lacrime. Dal miscuglio dei piaceri e delle pene risulta quel che si chiama vita, cioè un tratto di tempo determinato, sempre troppo lungo agli occhi del saggio, che deve impiegarsi a fare il bene della società, nella quale ei si trova per godere le opere dell'Onnipotente, senza ricercarne follemente le cagioni.
              Voltaire (François Marie Arouet)
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