Sono passati molti anni e, benché a volte io faccia fatica perfino a ricordarne il viso, quando penso a lei provo sempre un profondo affetto e una grandissima malinconia. Vorrei rivederla anche se, forse, non ci riconosceremmo nemmeno più.
Sacrificarsi per un futuro migliore o vivere il presente senza garanzie, per il dopo. Ma la vita è veramente come il gelato biscotto vaniglia e cioccolato? Io preferivo la vaniglia, allora iniziavo a mangiarlo dal cioccolato, così me la tenevo per la fine. Da vero cattolico mettevo il sacrificio davanti e la goduria dopo. Una volta a metà mi è caduto, proprio quando dovevo mangiare la vaniglia... ploff! Per terra. Una volta solamente. E se la mia vita fosse proprio quella volta?
I veri eroi sono quelli che ogni giorno si alzano dal letto e affrontano la vita anche se gli hanno rubato i sogni e il futuro. Quelli che alzano la saracinesca di un bar o di un'officina, che vanno in un ufficio, in una fabbrica. Che non lottano per la gloria o per la fama, ma per la sopravvivenza. Sono coraggiosi. Gli eroi veri non stanno a cavallo.
Ma qualcosa mi manca. Ti ricordi? È sempre stato così, lo sento da come respiro la vita. Sento che mi manca come se mi fosse già appartenuta e qualcuno me l'avesse portata via. Ma non so esattamente cos'è. C'è chi cerca l'altra metà della mela, io sto cercando ancora la mia mezza. Sono uno spicchio di me stesso.
Spesso dicevo che la vita era uno schifo. Anche quella frase mi stava fregando, perché avrei dovuto dire: "La mia vita è uno schifo". Allora, magari avrei iniziato a chiedermi se potevo fare qualcosa per cambiarla. Se era tutta colpa del destino, del caso, della sfortuna, o se invece anch'io ne ero colpevole. Perché dire che la vita fa schifo è come dire che non c'è niente che si possa fare. Che bisogna accettarlo come un dato di fatto imprescindibile. Fortuna che poi ho cambiato idea. Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni. Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi: cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà? Alla seconda sera in cui mi sono risposto: "Niente", ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io. Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare.
... Ma è possibile che ogni volta che parlo di un sogno o di un'ambizione ci deve essere sempre qualcuno che ti guarda e sembra che dica: "diventa grande". E per gli altri diventare grandi vuol dire non credere più di essere una ballerina, un poeta, un musicista, un sognatore, un fiore. Non li sopporto. Una mattina sono uscito di casa, il cielo era azzurro e limpido, ho continuato a guardarlo mentre camminavo, stavo bene, respiravo a pieni polmoni, al terzo passo ho pestato una merda. Cosa devo fare? Rinunciare al cielo per paura delle merde? No, io no Porcaputtana!
Le ho alzato il viso. Volevo vederla e volevo baciarla. Mi sono accorto che stava piangendo in silenzio. L'ho baciata e ci siamo abbracciati nuovamente. Ho imparato a non chiedere nulla alle donne in quei momenti. O lo capisci o niente.