Scritta da: Andrea De Candia
È il sorriso la ferita.
Composta martedì 22 settembre 2015
È il sorriso la ferita.
Soffrire la solitudine in un preciso istante significa aver percepito troppa compagnia tutta insieme.
La mia ombra è una vittima che vorrei colpire ogni volta, tanto che è scomoda. Ma mi si attacca ai piedi, così ritorta che puntualmente non riesco a raggiungerla.
Spesso, la vita, mi sembra un dovermi riscattare continuo da quella colpa primitiva che fu l'esser nato.
Il corpo è la penna che regge l'inchiostro del sangue.
Amore non è nel dirsi, ma nel farsi.
Lo scrittore non deve mai scusarsi se usa con ripetuta insistenza alcune parole al posto di altre. Sai, i termini sono come le persone ed è normale che ad alcuni ci si è affezionati più che ad altri.
Il corpo è il confine del dentro, che ha fine nel fuori.
Il passato è un futuro che si allontana all'indietro.
La mia vita è come sbucciare una cipolla: le tolgo ogni strato, mi spoglio di ogni illusione, poi continuo a tagliarla, sperando che man mano che si assottiglia, troverò uno scrigno, il cuore delle cose: l'autenticità. Ed ho tanta paura che mi scompaia dalle dita, così, all'improvviso.