Commenti a "Siamo noi a modificarci secondo l'ambiente che..." di Chiara Libero


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Mi rendo conto di aver scritto il solito papiro, ma rileggendo la tua frase vorrei aggiungere una cosa: se riusciamo a non lasciarci condizionare siamo noi, in realtà, a modificare l'ambiente. Anche se, personalmente, in verità non ho mai avuto questo obiettivo.
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Una volta, tanto tanto tempo fa (più o meno nell'era precambriana della mia università) un amico molto serio e studioso, e nell'occasione anche molto avvilito per il basso livello del lirismo moderno, mi disse di aver letto una "poesia", peraltro stilata da una gentile signora o signorina, che suonava esattamente così: "Voglio fare - quello che c.... mi pare". Gli risposi che in effetti il volo estetico mi appariva il frutto di una poetica un po'... irrituale, ma che il proposito, sfrondato della sua scurrilità, quello in verità mi sembrava degno della massima considerazione. Ebbene oggi, ad eoni di distanza, dopo essermi a mie esclusive spese ritrovato a praticare la suddetta massima, ed essere stato per sua via infinite volte alternativamente soggetto ad incantate approvazioni e indignate riprovazioni (perché, in positivo o in negativo, i giudizi sociali sono sempre tentativi e rischi di assoggettamento), rimango della medesima idea. Idea faticosissima e rischiosissima da mettersi in pratica, ma assolutamente liberatoria. E dunque, Chiara, in uno al porgerti un caro saluto, devo dire in tutta sincerità che non riesco a cogliere l'alternativa proposta dalla frase, giacché secondo la mia esperienza abbiamo l'immenso POTERE di fregarcene totalmente dell'ambiente, e di essere puramente e semplicemente, ambiente o non ambiente, ciò che vogliamo essere, cioè noi stessi, dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli (ove naturalmente ne siano rimasti). ;-) Ripensandoci, devo dire però ad onor del vero che, almeno per quanto mi riguarda, si è trattato di un fatto istintuale, caratteriale, più che razionale. Nel senso che sempre ho provato ad adeguarmi, e sempre poi mi sono ritrovato ad agire in assoluta libertà da ogni condizionamento, sia fregandomene di ritorsioni, sia anche, spesso, rifiutando carriere, benefici, plausi, amicizie "potenti" e qualsivoglia utilità. Ma - come dicevo, devo riconoscerlo - è stato un fatto caratteriale. Quindi quella massima scurrile in realtà non l'ho seguìta coscientemente: mi era semplicemente capitata dinanzi come una sorta di premonizione di quello che sarebbe stato il mio futuro ed il mio destino su questo strano pianeta.
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Tantissimi auguri a Te Chiara e a presto ;-)
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Grazie Gianluca, il tuo commento mi porta a fare delle riflessioni importanti...

Approfitto per fare i miei più cari auguri di buone feste a te e i tuoi cari. Chiara :)
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Ciao Chiara, credo che, lo si voglia o no, e per quanto si sia dotati di una corazza resistente l'ambiente, le mode, i comportamenti degli altri, i malesseri sociali (somma di quelli individuali), ci condizionano e orientano i nostri comportamenti.

Al punto che anche le situazioni meno "pericolose" (parlo per esperienza personale) vengono vissute come ostacoli insormontabili.

Quando si arriva a questo punto occorre recuperare il dovuto distacco, che non deve essere sinonimo di isolamento, ma di attitudine a vedere le cose in modo, per quanto possibile, oggettivo e al netto dell'influenza del pensiero dominante.

Un esercizio non banale ma spesso necessario.

Come metterlo in pratica? Ognuno può elaborare la propria "ricetta" personale ma un modo, se vogliamo, "scientifico", può essere quello di costruirsi una opinione sulle cose opposta, a prescindere, a quella del già citato pensiero dominante.

Se i riscontri obiettivi, rilevati nel tempo e nello spazio, ad un siffatto pensiero dovessero avvalorarlo allora è possibile che ci si trovi sulla buona strada e che stiamo riuscendo a "razionalizzare" il condizionamento che il mondo quotidianamente esercita su di noi.

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