Commenti a "Chi non sopporta una croce non merita una corona." di Francis Quarles


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Vedi? Ho sbagliato. Questi ultimi che hai citato, questi sì che sono criteri, cioè metri di valutazione. Quelli che citavo io sono invece gli aspetti da valutare, cioè gli oggetti della valutazione stessa.
Andando però ad esaminare un pò più a fondo la questione, ci resta tra le mani ben poco. Infatti:
- il primo oggetto del giudizio è l'intenzione, se retta o meno. Ma questo criterio, per ciò che riguarda le azioni altrui, ci è precluso. Non possiamo entrare nella testa degli altri, almeno per ora: solo nella nostra.
- il secondo oggetto del giudizio è l'adeguatezza dei mezzi che poniamo in essere rispetto al fine che intendiamo ottenere. E' chiaro che, se i mezzi sono inadeguati al fine, la nostra azione è pura follia. Ma, quanto a questo secondo criterio, non solo non abbiamo elementi per giudicare le azioni altrui (che ne sappiamo noi dei mezzi degli altri?), ma spesso neanche le nostre, per mille motivi: inesperienza, ignoranza, o anche casualità, come può essere il sopravvenire di un fattore causale indipendente, proveniente dal caso o dall'azione altrui, che contrasti con la nostra azione.
- il terzo oggetto del giudizio è costituito dai risultati che l'azione consegue; ma qui è peggio che andar di notte, sia per le nostre azioni che per le altrui, proprio e sempre per via di possibili serie causali indipendenti dalla nostra volontà (e dipendenti a loro volta dal caso o dall'azione di altri) che possono produrre effetti totalmente diversi da quelli sperati.
Cosa riusciamo dunque a stringere tra le mani, come OGGETTO della nostra valutazione, quanto alle azioni altrui?
ASSOLUTAMENTE NULLA, GIULIO.
   Brancoliamo nel buio più totale.
   Aiutami ad uscirne.
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Nessun altro criterio dunque?
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Ora, in generale, che criteri abbiamo noi per giudicare l'agire umano (compreso l'agire nostro stesso) ?
- un primo criterio di giudizio mi sembra l'intenzione, se retta o meno.
- un secondo criterio mi sembra l'adeguatezza dei mezzi posti in essere rispetto al fine che si intenda ottenere.
- un terzo criterio sono i risultati che dall'azione conseguono.
Quanto ai criteri, mi pare vi siano solo questi: o ne vedi altri?
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Giulio, mi sono subito corretto: non affermavi il contrario di quello che dicevo io. Ponevi solo un dubbio, che peraltro permane.
Io tenterò di esprimere cosa penso circa i dubbi, uno per uno, che hai esposto. Mi spiace se qualcuno, sull'onda di valutazioni superficiali, potrà asserire che scrivo troppo, ma credo che per chiarirsi le idee bisogni ragionare, e per esprimere i ragionamenti bisogni parlare (o, appunto, scrivere). La SINTESI è di sua natura un'approssimazione; e riguarda cose conosciute  Viceversa, è l'ANALISI l'unico serio strumento di ricerca delle cose sconosciute, E DI VERO (e non approssimativo)  DIALOGO a nostra disposizione.
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No, ho sbagliato. Non affermavi il contrario. Hai scritto:

- Quando parlo di dignità nel portare una croce, mi riferisco anche alla possibilità di tacerne il peso ed il dolore.
Perdonami se ora diro' cose che possono sembrare forse irrispettose nei confronti di tasti sentimentali, toccanti e dei quali io stesso ho avvertito una vibrazione, e  anche nel tuo commento se ne  percepisce grande trasporto.
Non trovi che la madre in questione per " portare con dignità la pesantissima croce " avrebbe forse dovuto tacere la verità ad una piccola bimba  ? Non credi che la croce è stata in parte addossata alla figlia? -

Ecco, io non trovo, anzi trovo il contrario, per i motivi che ho detto. Quale elemento continua a lasciarti dubbioso?

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