Commenti a "Infondo, le mie vere giornate di vita non sono..." di Paul Mehis


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le mie vere giornate sono quando concludo qualcosa con successo.
e il resto tempo che passa...
:-)))
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Ciao Gaetano, felice di essere la causa di un tuo ricordo felice, condivido il fatto che anche tutti i miei ricordi siano molto più legati alle persone che non a luoghi, anche se meravigliosi.
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l'elenco delle giornate che ricordo è molto variegato. alcuen hanno il crisma della eccezionalità ma di altre è arduo capirne il valore, quello che ha spinto il mio cervello a lasciarle nella casella dei ricordi.
la cosa strana è che sono sempre persone, non vi è il luogo da sogno, che pure ho visto. una ad esempio mi è saltata ora in mente. Antigua, posto meraviglioso in cui ho passato una settimana, ma di cui l'immagine impressa è quella di una notte passata a bere cocktail in una piscina con cubano in bocca a parlare di niente.
grazie per il ricordo Paul.
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No, la scena era troppo surreale, degna di un film comico, per non godersela fino in fondo... E poi, era solo un povero diavolo che aveva visto fischi per fiaschi, e se la prendeva con me perché si era convinto che fossi un personaggio negativo, quasi satanico... Tra i vari (e meno coloriti) insulti di cui mi gratificò, mi disse che ero sempre sulle mie, sempre a testa bassa a guardare in terra... E in effetti è una mia abitudine, ma solo perché seguo sempre il filo dei miei pensieri... Comunque il motivo dell'imbufalimento era collegato al lavoro... avevo funzioni ispettive. Nell'atto di stilare un processo verbale in sede di inchiesta disciplinare, questo signore aveva voluto per forza inserirvi una frase ingiuriosa per il direttore provinciale, cui sarebbe stata destinata la mia relazione. Tentai in ogni modo di dissuaderlo, ma non ci fu verso di ricondurlo alla ragione, e la frase la scrisse di suo pugno. Quando poi gli arrivò la  "mazzata" (si fa per dire: mi pare che fu un semplice trasferimento ad altro ufficio della provincia), vedendomi come "il braccio del potere", se la prese con me, e venne in ufficio a minacciarmi, credendo che a quattr'occhi mi avrebbe fatto paura. Al che, dato che ad onor del vero (è un mio grosso limite) quando perdo le staffe è un attimo, senza suonare campanelli mo alzai dalla scrivania, lo presi per il bavero e lo buttai fuori. Dopo di ciò, me la giurò... Inoltre questo signore era un noto cretino, ignorante, arrogante e violento (anche coi colleghi, che lo temevano), il che sinceramente era cosa ai miei occhi odiosa, e mi aveva ancor più motivato a esaminarne la posizione in maniera accurata.
   Comunque, Dana, complimenti: ci hai azzeccato. Dopo una grossa delusione che mi condusse a non riuscire più a concentrarmi come avrei voluto sugli studi di fisica, nacqui come  avvocato (civilista); ma esercitai solo per breve tempo. Mollai senza pietà (di me stesso), quando mi resi conto che per "sfondare" avrei dovuto fomentare la litigiosità, mentre invece io tendevo a... fomentare le transazioni (estremamente più convenienti per i clienti; ma la gente, chissà perché, desidera litigare...); ma soprattutto quando capii che occorreva intessere, negli ambienti sindacali, associativi eccetera, e purtroppo anche in quelli giudiziari, tutta una rete di ambigue e finalistiche pseudorelazioni che mi facevano ribrezzo. Una relazione umana voluta e vissuta a mero fine utilitaristico è per me la cosa più avvilente. Oltretutto non lo so fare, perché dopo breve tempo mi defilo da ipocriti e parrucconi. Ho sempre preferito avere pochi amici e sinceri, e spesso li ho trovati ingaglioffandomii nelle osterie, pur essendo totalmente astemio...
In questo capisco Machiavelli, che faceva lo stesso.   :)))
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Ciao Giuseppe, non ho compreso perchè tu non abbia ingranato la retro e poi la prima,  avresti realizzato sull'asfalto un opera d'arte moderna invidiabile e liberato l'umanità da uno dei tanti inutili e deleteri ric*glioniti...

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