Poesie inserite da Nicola Antonicelli

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Scritta da: Nicola Antonicelli

Fin d'anno a Genova

Ho anticipato il sole, ancor buio tra le onde
Per sentire nel vento il canto
Del porto vecchio, nei silenziosi vicoli,
gente di passaggio, vecchio ulivo nel giardino, sui colli.
Il marciapiede è nero, stanco, tre tavoli per caffè,
svetta nel buio grattacielo ancora spento.
Passeggio e annuso, il respiro del mare, presente
Bagna il porto, Genova accenna tra terra e monti.
Al primo raggio l'antico campanile vibra
Già si leva un frastuono, inizia il segno
E non è un sogno.
Io, stamane, ho cercato coglierlo, ancor nel sonno
Scovando il posto, al riparo, della polvere e del suono,
del falso brillo e dell'inganno, le mani fredde e il cuore pronto.
Eh sì, città di porto,
il sole ora bacia le case, la gente corre, il fuoco morde,
l'onda si vede, il respiro sale, vivo dal mare
seguo a captare l'essenza del porto, senz'affanno
tra un caffè, un buongiorno, alba a Genova, fine d'anno.
Composta giovedì 12 gennaio 2017
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    Scritta da: Nicola Antonicelli

    Quando ti sento diventa una bella giornata

    Riprendo i sensi, di primo mattino
    Caffè, sigaretta. Eccomi pronto, già sulla rotta.
    Fugge pensiero. Un cane che guida il cieco.
    Il Gracchiare d'un corvo, traffico, incenso nero.

    una farfalla entra nell'auto, semaforo rosso, accendo la radio
    Gli occhi di una volpe, intrepida, attraversa la strada.
    uno s'incazza, un altro che strilla
    gente che corre, consumando le suole.

    Una voce nel buio, il telefono squilla, un segnale per strada.
    E sento il mio amico, mentre il cielo è grigio, rispondo e penso
    Quando ti sento, tutto diventa una bella giornata.

    Esce il sole e appare una isola incantata
    In questa città straniera e accelerata.
    Odora di pino, ondeggia il mare.
    E quando ti sento è una bella giornata.

    E mentre guido, rivedo il passato
    Che battaglie alla scuola, abbiamo scelto la strada.
    Una moneta lanciata, ha deciso il destino.
    Sogni, fughe, Primi amori, amici. Che spacconate.
    Non mancava il coraggio, per attraversare il fuoco
    Tra paradiso e Inferno, non è stato un gioco.

    La tua voce mi porta, al di là del tempo.
    Quattro amici, una vela, si danza sulle onde.
    Sole caldo, nuda pelle, un tuffo nel blù.
    Una musica, si balla, solo noi e le stelle.

    Il camion è scarico, è già mezzogiorno
    C'è nebbia, fa freddo, l'erbetta è gelata
    Stanco e sfinito, son di ritorno.
    Squilla il telefono. Una chiamata.
    E quando ti sento diventa una bella giornata.
    Composta giovedì 12 gennaio 2017
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      Scritta da: Nicola Antonicelli

      Risveglio al mare

      L'alba mi sveglia, divampa lì incendio,
      di fronte a me, profilo di onde
      ricordo che bussa, tra memoria e incoscienza
      immobile fuggente

      creste azzurre abbracciano, valli colline, rosse zolle
      sabbia, terra, foglia... scompare il tempo.
      Nessun pensiero, anima di sasso
      padre mare accogli il canto.

      Nuvole gravi, solcano le agitate onde.
      Antichi pirati, ansiosi al varco sguainano sciabole e urli
      di fronte a me, apocalittica visione, di sangue e pane.
      .
      E il vento, intanto scuote e versa
      avvia la danza: impazza spazza spiffera e canta.
      Fili d'erba già secchi, foglie stanche vissute, tronchi feriti, incauti eroi.
      Sfidano coraggiosi, l'onda imperiale,
      piegati e fieri giovani vecchi, van verso l'orsa maggiore.

      Ora, il cielo è più azzurro, s'è fatto chiaro e devo andare
      vi prego credetemi, non son folle
      racconterò che tra le montagne, stamane, ho visto il mare.
      Composta lunedì 7 novembre 2016
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        Scritta da: Nicola Antonicelli

        Fogliemie

        Incaute ore, spade affilate. Cerco la sfida a mani nude, sotto l'acqua fin dentro le ossa.
        Accenno alla prima. Frantumo i vetri, d'argentei riflessi. C'è chi conta i giorni. Io, raccolgo le foglie e brucio i rami secchi.
        Il fuori, è lontano. Dentro c'è troppo.
        M'allungo leggero sulle curve, sfiorando le cime.
        Acido e piccante. Disegno le rose, m'anche le spine.
        Stecca e pennello. Estro errante
        bussando da cochinoga a temuco.
        Rocce scoscese, onde marine,
        lontane, lontane, lontane.
        Parlo di me, Che sei anche te.
        Insieme noi facciamo tre.
        Erba e cemento, odio e petrolio.
        Il serpente ama il sole, l'umano il suo veleno.
        Spiga di giugno, foglia d'autunno
        Lento un suono, passione e fuoco.
        Eppure,
        Se fossi ragno tesserei le tele.
        Oppure iena annusando le prede.
        Attor d'un atto, dalle rime bruciate.
        E parlo di me. c'è whisky e caffè
        Ubriaco un: perché? Verso
        l'uscio aperto, raccolgo tre foglie:
        una foglia, due foglie,
        fogliemie, tre solo foglie... foglie... foglie...
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          Scritta da: Nicola Antonicelli

          Mentre aspetto la mia amata, a far la spesa

          Gira che gira, un cerchio è, svoltar astri e universo
          sentirti spaesato, sconosciuto e perso
          sol perché sbagliato hai di girare verso.

          Gira che gira, poi dritto fin i fondo, in piedi, seduto, sopra sotto coperta,
          respirar profondo assai importa
          occhi aperti, sensi all'erta

          gira poi gira, che bel tramonto senti un sasso parlar russo
          arrivar tardi a mezzogiorno
          stanco siedo, annoiato penso
          tresca nebbiosa, tutt'intorno.

          Eh sì, son tritato e diverso stonato, decido insicuro
          quale andare, e passa il tempo.
          Non la voglia di girar tondo.
          Gira ancor gira, la vista è corta, opaco udito, la tesa corda
          Rivedo fanti re e conti
          Pazzi, serpenti, saggi elefanti.
          Rivedo anche in un bel giardino
          una rossa rosa, puro argento: un fiorellino.
          Essì penso, ne val la pena

          Spender scarpe inchiostro e schiena
          E gira che gira verso la fin del cerchio
          Chiude e apre, un altro giro, l'universo.
          Composta venerdì 25 marzo 2016
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            Scritta da: Nicola Antonicelli

            Poesia di Pasqua

            Pasqua è passaggio
            passa il tempo, passa il fatto, passa il saggio.
            E la memoria passa alla storia.
            Storia di chi? Canto d'uccello passa e vola, non resta quello.
            E lento arriva il dolore al braccio, da vispo infante o usurato vecchio.
            Per chi lo usa al solo abbraccio.
            Lento viene il sorriso aperto, dall'ottuso gelo al fior scoperto.
            A Pasqua passa, breve la goccia,
            a valle, a monte, poi viene sole. Tra mare e roccia.
            Si stabilisce felice patto, rinnova il gioco indefinito.
            Le diamo un nome, un canto, un verso
            e di tutto questo resta una storia.
            Al tempo addietro, senza umano, né memoria,
            velava il vento, cresceva l'erba, d'un sol soffio spiccava il volo.
            E passo il tempo venne l'umano, e invento la poesia pasquale
            passa il tempo, passa il fatto, taccio e canto.

            La voglia che ti sale, la mattina, alla nascita del raggio di sole.
            Esplode piena nell'aria serena il profuma dell'erba prima
            leggero fruscia le foglie il vento, dipinge rosa, bianco color pastello.
            Trema il laghetto, si specchia il larice, vestito a bosco, spicca il volo.
            Composta venerdì 25 marzo 2016
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              Scritta da: Nicola Antonicelli

              Oh goccia di cielo

              Oh goccia di cielo. Segni il mio volto.
              Oh nuda terra. Accarezzi i miei piedi.
              Oh aria. Respiro, e la vita sento.
              Amore, amare e sol amore.

              Amore e sensi, tempeste di fuoco
              lande di ghiaccio. Abissi profondi.
              Oh, urla e gesti, istinti repressi.
              Amore, amore e poi ancora amore.

              Solo mi veste, la pioggia e il tempo, disperato cerco, tra luce e buio.
              Danza selvaggia, astro errante, oggetto strano in movimento.
              Poi una carezza, segreti svelati, infiamma il fuoco, sconvolge il senso.
              Amore abbracciami, quanto ti amo. Portami lontano.

              Non ti conosco, non vedo il volto, turba l'anima, quiete e tormento.
              In ogni istante, scopro e sotterro, un io incosciente, un nuovo mondo.
              Tu sei la vita. Tu sei la morte. Tu sei il centro.
              Amore abbracciami. Fammi volare. Senza un perché, ti sento dentro.

              Oh nuda terra. Accetto la sfida.
              Oh goccia di cielo. Baciami ancora.
              Nato per insistere, verso per amore.
              In qualche galassia, su qualche pianeta, grido indecifrato, in movimento.
              Composta martedì 10 novembre 2015
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                Scritta da: Nicola Antonicelli

                E, Saigon ride

                Si smarrisce il tempo, il cielo infinito, turbolento
                Il filo, il filo che lega foglie e sentimento.

                Saigon è musica, nulla tace il silenzio
                S'ode nell'aria, pacifici imbrogli.
                Tra due ruote, tre ruote, quattro ruote e tanti piedi,
                scalzi piedi, mani nude, paglie e palme, freschi frutti.
                Saigon mare, Saigon amore, Saigon terra.
                S'eleva tra vetro e cemento, tra verde e sgomento.
                Questa gente ama i colori,
                questa gente prega in silenzio,
                la loro voce è un canto.
                Il filo lega foglie e vento.
                L'odio muore,
                Saigon sorride.
                Composta martedì 13 ottobre 2015
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                  Scritta da: Nicola Antonicelli

                  Al mio amico Giò

                  Mani in tasca, sigaretta in bocca,
                  capello sciolto, barba incolta,
                  sguardo truce, voce di marmo,
                  spacca la strada, gesto tiranno.
                  Passa Giò, l'americano

                  Chi c è sotto la corteccia d'un ceffo da galera?
                  Sguaina una fiamma, ch'è può esser gemma.
                  Cartaccia e collant della sua bella.
                  Risa di melagrana, urlo di falco,
                  Giò l'americano. Saette e lampo.

                  Strada di luna, pescatore dei ghiacci, nascondi e scappi, non lasci una traccia.
                  Hai volato pe mondi, la tua valigia è dura.
                  Giò lascia il segno, amiconemico
                  senza remore senza inganni.
                  Composta martedì 13 ottobre 2015
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                    Scritta da: Nicola Antonicelli

                    Intrecciatore di lune

                    Conosco un tipo, che intreccia lune,
                    che va di notte, seguendo stelle.
                    Sul ponte all'aurora d'oggi chiese un dono:

                    "Regalatemi parole.
                    Vezzose, acute, scintillanti o rugose. Siano esse marce, già
                    usate o nuove, fiordalisi o spade, pulite, coincise o inestricabili grovigli.
                    Parole: scialbe o piccanti, nane o giganti, muti sussurri o urlate in coro.
                    Regalatemi parole.
                    Siano esse slegate, folli, senza senso, né morale, né decoro.
                    Sortite dall'anima, d'un sol respiro
                    come squilla la vita al primo vagito."

                    Il tipo, caglia, tra sassi, sale, sabbia e sole.
                    Ha mani dure, sottil maniere, odia il rumore
                    passeggia, a piedi scalzi, anche se il cuore duole.

                    "Al bordo del lago, spezzo rametti.
                    Le cime orlate di mutanti nubi.
                    Foglie tremanti al vento d'ottobre.
                    Il pensiero, viene. S'appoggia, regna, sovrasta. Sconquassa.
                    Il guizzo d'un pesce, gracchia un corvo, abbaglia d'oro l'ultimo sole.

                    Il pensiero passa. Al bordo del lago spezzo rametti."

                    L'aurora è andata anche quest'oggi.
                    Resterà il dono.
                    Che siano esse, parole
                    lago, cime, sole o pioggia e un bel tramonto.
                    Il tipo va, seguendo stelle.
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