Poesie inserite da Marianna Iannarone

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Scritta da: Marianna Iannarone

Perseidi

Con i detriti
ci si brucia
anche se a rilasciarli
è una cometa
la terra ne attraversa
l'orbita
fatale è l'atmosfera
frammenti di roccia
si consumano
per attrito.
Splendono
le scie luminose
per essere ammirate
nella notte fitta
e lunga.
Così,
come per ogni fenomeno,
ciò che si osserva
è solo
il risultato finale.
Animi illuminati
dopo tante catastrofi.
Sguardi luminosi
dopo tanti stravolgimenti,
ritroverete l'incanto
sotto questo cielo.
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    Scritta da: Marianna Iannarone

    E tutte le primavere che vuoi...

    Un vaso per i fiori
    Un cesto di ciliegie
    Un letto grande
    e tutte le primavere che vuoi,
    In ogni inverno che posso. Un pettine per i capelli
    Un nodo al dito
    Una stanchezza immensa
    e tutti gli anatemi da amplesso
    In ogni malinteso che esiste. Un aquilone per desistere
    Un albero da piantare
    Una responsabilità da scaricare
    e tutte le soluzioni che vuoi
    In ogni circostanza possibile. Per tutte le volte che vuoi.
    Per tutte le volte che voglio.
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      Scritta da: Marianna Iannarone

      Alla deriva

      Il vento si oppone con la sua leggerezza
      ad ogni sua scelta,
      le ricorda la sua pesantezza.
      È ormai una donna dai piedi di piombo che,
      si sposta al margine di se stessa e,
      alla deriva di chi è diventata
      si accorge di essere cambiata
      senza dimenticare la donna che è stata.

      Guarda spesso all'indietro,
      ma al punto in cui si è fermata,
      si sente aggrovigliata e intrappolata,
      Tesse il suo destino anche se sgraziata.

      Soffiano i suoi pensieri, restano sul fondo
      le sue emozioni, è in ogni dove
      se solo lo vuole.
      Saprà dove andare, quello è ricominciare,
      si farà trovare quando sarà il momento.
      Ha solo bisogno di tempo.
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        Scritta da: Marianna Iannarone

        Nottetempo

        Nottetempo accade di tutto,
        c'è chi acchiappa i sogni mancati di giorno,
        chi dalla troppa stanchezza si concede
        qualche ricordo.

        Nottetempo accade di tutto,
        gli amanti si lasciano andare,
        si stringono in un coro bestiale.

        Nottetempo, notte.
        C'è chi canta per strada
        a due passi da casa.

        Nottetempo, notte.
        I pensieri sbocciano irruenti,
        i mostri assumono forme differenti,
        ciò che un tempo avevi distrutto,
        ripiomba incurante di tutto.

        Nottetempo accade qualcosa,
        l'amore è la chiave di ogni portone.
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          Scritta da: Marianna Iannarone

          Dov'eri?

          Si veste di nuovi sogni,
          di nuove premure:
          dov'eri prima di incontrarla?
          L'arte dell'essere speciale,
          suona come scusa banale.
          Suona meglio "sono stato in ogni dove,
          dove non c'eri tu".
          Ma ora che ci sei, magari non hai la testa,
          non hai l'età e non c'hai voglia.
          Mi chiederò cosa ci sarà di speciale,
          la scompostezza di attimi,
          l'indecenza restrittiva di un darsi pace.
          Ma il non darsi pace affatto,
          per due che si smembrano e ricompongono,
          al guardarsi e sfiorarsi,
          troveranno la pace solo scambiandosi l'anima, le ossa.
          Non troveranno pace affatto, mai.
          Quell'essere speciale suona
          come un ritornello ridondante.
          Dove sei andato?
          Chi scrive le regole di questo bordello?
          Suona meglio "quanti difetti sopportabili".
          Non me ne andrei.
          Proverei a farmi trovare.
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            Scritta da: Marianna Iannarone

            Da quando

            Da quando il precariato non ha più lasciato
            spazio all'immaginazione,
            Da quando, tu, non hai più lasciato casa dei tuoi,
            Da quando la fobia dell'impegno non suona più come una scusa,
            ma come una causa,
            Da quando le responsabilità limitate ti rendono più felice,
            Da quando le preoccupazioni le scarichi come barili sugli altri,
            Da quando non bevi più, non fumi più, non leggi più, non ridi più...
            ti sei praticamente reinventato, così dici.
            Ma secondo me non sei più tu.
            Da quando il precariato m'ha abbracciata,
            lo spazio dell'immaginazione s'è ridotto.
            Da quando, tu, hai lasciato casa dei tuoi,
            Da quando la fobia del disimpegno è diventata un'altra fobia,
            che suona un po' come dover aver sempre paura, ma fin quando
            ci sei tu, ogni paura è vinta, ogni mostro s'allontana,
            e un po' s'allontana me da te,
            che non è più la stessa cosa,
            di una freddezza diversa,
            di un'abitudine nuova.
            Da quando l'incoerenza s'è fatta precariato,
            da quando il precariato s'è fatto vuoto di cultura,
            non ho preteso più niente, da te,
            Un centro di gravità,
            la gravità è al centro.
            Da quando amare è anche essere amati,
            ma l'essere amato è dubbioso sull'amore,
            perché l'amore "che cos'è?",
            nel dubbio il precariato m'ha salvato.
            Non pretendo più niente da te,
            ma neanche da me,
            che se non fosse stato per te,
            avrei creduto nell'amore,
            ma da oggi credo al precariato.
            Alle cose concrete,
            infatti.
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