Poesie inserite da Joe Kowalski

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Scritta da: Joe Kowalski

Vicolo Rensi

Hai passeggiato? Mi chiedo
le volte/quasi un'abitudine
ma non è /sarebbe
altrimenti svanito
quel senso di tremore
ancora prima di svoltarè angolo
e guardo in alto
sentire oltre gli scuri spenti
la luce
indovinare la voce

"aspetti la prima mossa"
non la farò! Mai
e una settimana s'accavalla
cavalca sull'altra
e mi ordino "perché?"
La ragione il cuore
parla. Una lingua povera
fatta di profonde sensazioni.
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    Scritta da: Joe Kowalski
    I paradisi incantati
    dove lella moriva
    fuggiva.
    Come fuggiasco il cane
    braccato.
    Ma fuggire dalle cime
    del verde nevoso. Dove
    scendevi a dirupo al
    mare a cantare.
    Le onde crostacee della
    notte.
    U fuggi l'urlo che
    provi. O fuggi la melodia
    che fu.
    Se sappi gelida da un amante
    l'amante ha tradito e sola
    all'orgoglio.
    Ma se fuggi
    la partitura che impressa
    nel fuoco
    non dipanarti in
    gelide acque d'amianto.
    Hai fuggito chi musicava le sirene tue note.
    O hai fuggito chi non ti intonava a piacere
    perché delusa/perché
    cementi l'ora che batte
    il tempo delle favole
    non puoi parlare di sconfitte...
    se sconfitto è l'orgoglio
    che ha ceduto il passo ad un solitario
    soliloquio d'amore.
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      Scritta da: Joe Kowalski

      Saint-Michel ovvero poesia del Quartiere Latino

      Il passo mordace
      schivando le pozze
      la pioggia ridesta
      nel picchiare
      il moto traverso
      i pensieri aleggiano
      nella mente frastorna
      un'approdo è un interrogativo
      nella babele
      la realtà demoniaca si attesta
      s'afferma nel scompiglio
      di voci
      solo il profondo
      la sensazione immediata
      la mente malferma
      la balia degli eventi
      non più una struttura
      un punto d'aggancio
      solo il demone
      la vera sostanza
      trapassa nella reale
      bestiale dinoccolata
      aria notturna
      un tempio del Dio
      del Dio quello vero
      bistrot 27.
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        Scritta da: Joe Kowalski

        L'ultima notte di Valpurga

        Il cane storpio vagava.
        Nel posto della birra.
        Alcolica. Sputava gli odori
        di piscio.
        Scioglievi il fuoco
        al camino grande oltre
        la volta
        degli oceani aerati.
        E l'aquilone volava
        immobile nella mente.
        Ho odiato sedurmi
        solo. Un avvoltoio rapace.
        Che imprigiona gli occhi.
        Fuggenti nelle mani
        grinze.
        Il nero manto.
        Di cervo morto.
        E la figura dell'uomo
        barbuto passava incessante.
        Procrastinando un
        mezzo litro di pizza.
        ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
        un filo spinato che avvolge
        la croce e tu nuda
        pozzanghera imbratti.
        La rosa di malta viva.
        Ma ora si posa.
        La bara volante e anziana al cuore
        lo anima all'idea dell'amore.
        Mai ho amato un cadavere esangue
        mai una bocca di
        rosa metallo
        mai fu deserto
        nel mare stellato.
        Mai un dì morire
        colto nel fiato.
        E dormire leggiadro nelle
        coltri di neve.
        E salire notturno nei battiti
        ciechi. Croci
        di un profondo
        tormento... lì lo sguardo (indifferente)
        bruciava i pezzi di
        nero di un carbone
        d'amico.
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          Scritta da: Joe Kowalski

          Iene

          Orgiastiche note
          mi invitano a danze dissacranti
          un essere incorrotto avanza
          e offre il suo cuore in pasto
          ondulando i resti
          di un tutto
          da sognare ancora.
          Io scompiglio i tuoi giochi
          e ti bevo
          nei freddi languori autunnali
          negli assordanti silenzi invernali
          nell'illusoria speranza primaverile
          nell'assiepata gelida calura estiva.

          E ti bevo
          nelle emozioni delle ore siderali
          quando un gallo
          infuocato dal mandorlo in fiore
          urla la sua vendetta
          ... una dolce speranza mi annienta
          nel divenire violento del tempo
          bacerò le bende sugli occhi
          di un lazzaro sognante
          e stille di fuoco
          accenderanno i contornii
          di un'illusione senza fine.
          Composta lunedì 5 aprile 1982
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            Scritta da: Joe Kowalski

            A te mia dolce sofferenza

            Se solo potessi bloccare
            il momento
            racchiuderlo in uno scrigno di velluto nero
            se solo potessi fermare
            il tempo
            come un calice di cristallo trasparente
            discendere in un vortice di vertigini
            di immagini di riflessi
            rispecchiati nei cristalli della cruda zuccherata
            sfumante realtà
            poi in un alone di violenza
            scagliare infrangersi su pietra dura
            e in mille pezzi spargersi
            se solo potessi cogliere
            le mille fratture
            rimettere in sesto
            ricreare la creazione
            ricomporre le mille parti
            dell'emozioni del tempo

            Chissà?
            Però il passare degli anni
            l'occhio attento di un vagabondo di strada
            forse... vedrà vedrà le mille
            avventure di un deserto incantato.
            Composta sabato 30 novembre 1974
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              Scritta da: Joe Kowalski

              Place Pigalle

              Un viola sfrontato
              le calze arrapanti
              del piacere notturno
              ad ogni angolo "invitano"
              a desideri velati
              tremante la bocca
              nell'affrontare la parola
              è un gioco veloce
              appagare la tua sete
              il desio non ha voce
              un brivido scorre
              a fior di pelle
              una voglia affannosa
              del profumo acre
              di una donna di strada.
              Composta domenica 30 novembre 1980
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                Scritta da: Joe Kowalski

                Laura

                Laura... qualcuno mi dice
                ieri sera ad esempio...
                han parlato di te... in modo...
                sì io gli ho forzato la mano...
                ma detto con simpatia... Claudia
                con decisione... ribatto...
                difendo... l'odio è solo una parola
                e certo non fa al caso tuo
                mi incazzo... la smeni...
                e li tarmi... quelle manie dei soldi
                di pagare subito
                nei luoghi affollati e tra... solo gli amici
                le tue strane... a volte... ma a pensarci
                dopo ci ridi... le dicono paranoie
                mi adatto a una simpatica normativa
                Laura... non mi prendere sul serio
                ma è umano sai...
                chi non ha degli inghippi... E poi
                parlo sempre di capire... ed ora
                cosa mi succede...
                lo devi dimostrare mi dico... ebbene sì
                Laura... ne parlo bene
                ne difendo il nome e salgo le scalette
                Claudia... mi ascolta... ribatte
                parla di grezzo... ma non la capisco
                la festa è domani... e...
                ti vedo tristemente sorridente...
                e i tuoi affanni... Paola tua figlia
                Walter l'amore che decanti ancora
                - sei molto bella -.
                Composta domenica 30 novembre 1980
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                  Scritta da: Joe Kowalski

                  Senza titolo

                  Un uomo solo, dove corre così tutto
                  solo, avvolto nel suo cappotto nero
                  lungo fino quasi ai piedi e con quella
                  sciarpa pazza.
                  Oooh guardate è un piccolo uomo
                  guardate come cammina forte su quella
                  strada ghiaiosa coperta di nebbia.
                  Ma dove andrà così tutto solo? Forse la
                  sua donna l'ha mollato o forse è
                  un incompreso...
                  Per me ha tutto dentro, ha tutte le
                  angosce del suo tempo.
                  Guarda che barbetta porta, sembra quasi
                  un artista, guarda i suoi occhi sono
                  lucidi sembra che pianga.
                  Io gli voglio chiedere il nome, ma
                  cosa te ne importa.
                  A me importa di quel piccolo uomo
                  che cammina da solo in questa notte senza Dio.
                  Non vedi com'è solo.
                  Io voglio sapere di lui io voglio aiutare quel
                  piccolo uomo; forse egli sta solo perché tanti
                  parlano come ora faccio io, ma non gli porge
                  la mano nessuno.
                  Ehi amico dove vai posso parlare con te?
                  Non serve a nulla nessuno può parlare
                  con me, io non esisto la mia parola è sepolta
                  se tu vuoi aiutarmi non dire niente e poi
                  perché tu dovresti aiutarmi, chi t'incarica
                  di questo, tu cosa sai di me.
                  Amico non t'incazzare ti vedevo solo.
                  Siamo tutti soli!
                  Pure tu amico sei solo come me, forse sei
                  tu che hai bisogno di me parlandomi;
                  ma io voglio stare solo con me stesso
                  non voglio unire la tua solitudine con la mia.
                  Composta lunedì 30 novembre 1970
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