Poesie inserite da Giacomo Moglia

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Scritta da: Giacomo Moglia

Paradiso

Il monte divide la pianura che piano si allunga
dal suo punto essa non teme il dislivello
si dice di guardare comunque l'aldilà
che il monte vede senza fatica
ma che non tocca se pur più alto
appoggia la sua base su di essa
che stanca stende il suo tappeto erboso
dicendo ad esso
se non ci fossi
cadresti in fondo all'infinito
oblio del essere perfetto
resta imperfetto
ma nell'aldilà pianura e monte
non saranno terra
ma soffice e semplice giaciglio
per chi dimorerà...
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    Scritta da: Giacomo Moglia

    Le scarpe sullo zerbino

    Il gesto è inconfondibile
    le scarpe sullo zerbino
    distingue
    stupidità e maleducazione
    certo la frustrazione
    non placa l'animo
    dell'essere iracondo
    che dispettoso immagina qual rabbia
    ispirar
    ma nulla è rabbia
    quando l'oggetto prima proposto
    non sa di viver angoscia e pregiudizio
    convinto che quel gesto
    rinfranchi
    vanifichi e deturpi chi non vuole
    semmai fosse così
    comprar bisogna
    un po di parsimonia nell'affrontare
    il villico cafone
    che odora il suo zerbino
    di semplice ira
    e malumore.
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      Scritta da: Giacomo Moglia

      Tenera A

      Quando il silenzio avvolge il timore
      domani sarai senza
      prima sarà il mio addio
      perché insufficiente
      il coraggio di continuare
      solo
      senza la tenera A
      respiro anni veri
      e sogni dove non sei con me
      quindi
      poco conta il dramma
      schiacciato dal
      nostro destino che insieme
      ci vuole
      e poi
      dammi oracolo ancora
      un po'...
      eternamente dopo
      ora
      per primo
      ti
      chiedo... chiamami
      non tenera A
      che in piedi resta
      nel buio
      aspettando la mia mano per sempre.
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        Scritta da: Giacomo Moglia

        Dalla vetrata

        Poco vetro mi separa
        da quel fuori
        di rumori attutiti
        e movimenti di natura
        dal piccolo uccellino
        che rapido sfreccia
        quasi a rincorrere
        il solito treno che
        di momento in momento
        appare
        con verso contrario e non
        ferraglia moderna
        con umana gente
        si torce di poco il mio orecchio
        e poi per fortuna
        depongo
        il mio sguardo più in là
        turgide gemme mi avvertono
        la primavera verrà
        anche se sopra alto
        il cielo
        direbbe di no
        cupo e uggioso
        con vento in lieve spinta
        freddo e costante
        libera l'ultima foglia ingiallita
        con trepida attesa
        aspetto
        il calar della sera
        il lieve rumore rimane
        lo sguardo si assenta
        un momento
        ma
        improvviso un oggetto volante
        mi appare
        giallo elicoidale
        avverto sconforto
        ritorno a vedere
        e capisco il dramma
        profondo
        dell'uomo
        dal vetro del mondo.
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          Scritta da: Giacomo Moglia

          Paura

          Voce sottile dietro la porta
          il mio sguardo subito segue in cerca di chiarezza
          l'udito invece in chiara difficoltà si ritrae
          nella speranza che trapassi dalla serratura
          per poter meglio vedere.
          È così che si ascolta il battito
          come l'onda lontana che si avvicina
          incurante sublime e fragorosa
          che si manifesterà toccando terra
          una voce che naviga in me
          è il rumore della paura.
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            Scritta da: Giacomo Moglia

            Disumano mondo

            Il meccanismo si è inceppato e ridere non guasta... olio e acqua non abbondano
            se il veleno rimane a galla...
            percosse e insulti rumoreggiano per le strade.
            Chi se non io posso decidere quale strada verrà svuotata da disumane creature.
            Olio e acqua non abbondano e il meccanismo si è inceppato
            l'orologio passo passo muove il suo tempo...
            creature instabili troneggiano nelle strade.
            Il cuore non ride più, sepolto da gelide grida di dolore
            ghiaccio, acqua, olio, e poi
            in silenzio costringo gli Dei a guardare.
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              Scritta da: Giacomo Moglia

              A mia madre

              Ascolto il negromante
              il futuro nella sfera appare
              terminus post quem
              rivelami il luogo dove scappare
              antenato donna amata e amante
              non ti ricordo
              afasia mi coglie il tuo parlare o negromante
              fammi vedere come sarà
              quel luogo futuro da rimanere
              stretto nell'ombra del mio destino
              antenato ti rivedrò
              il negromante mi ha rivelato
              il modo migliore per non scappare
              seguire il calore cingendo a me
              il profumo di te
              in omnem vitam
              madre.
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                Scritta da: Giacomo Moglia

                La farfalla

                La... non si muove
                si nasconde così
                come aumenta il respiro
                si avvicina.
                Curva e austera rimpicciolisce
                per non venir veduta,
                il sangue circola piano
                senza palpito il polso mormora
                si tende il solco dell'arrivo
                procede il sibilo della paura
                costringe il cuore a non parlare
                il sentimento scuote di paura.
                Farfalla in volo distrae
                e così si salva
                la ragazza sola
                davanti al passo della morte che
                viscida sparisce
                alla ricerca di chi si muove.
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                  Scritta da: Giacomo Moglia

                  Il destino

                  Scatola senza significato davanti a me
                  appari chiusa nell'ermetismo
                  se tolgo il nastro tu puoi tremare
                  perché conoscerò il tuo mistero
                  ti tocco e già tranquilla prendi colore
                  hai capito chi sono
                  e ti vuoi svelare
                  ripasserò domani
                  ora sai che non ti ritoccherò
                  dentro di te c'è ciò che già conosco
                  rossa ora mi appari
                  come vergogna di chi ha chiuso dentro
                  il mio destino
                  trafugato e sporcato dal peccato
                  avvolgi il nastro con doppio nodo
                  e piangi
                  poi quando i miei passi lontani tremano
                  mi chiami
                  e sola implori
                  il vuoto che è dentro te
                  tu vedi in me
                  verde scatola
                  oppure gialla
                  la nera lacrima che
                  grande si espande sciogliendo il nastro
                  per venir svelata!
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                    Scritta da: Giacomo Moglia

                    La volontà

                    Non perde il segno...
                    desidera primeggiare
                    rincorsa e mai superata
                    vacilla solo fra soffici lenzuola
                    che avvolgono nei sogni la sua
                    fierezza
                    che quando il mattino
                    atteso la riporta in vita
                    sorride e torna alla gran voglia
                    di ridare smalto e lucentezza
                    nell'idea di realizzare qual si
                    voglia
                    non sempre viene riconosciuta
                    infondo il tempo la consuma
                    e quindi non produce in quantità
                    formando lo spessore
                    e ilarità
                    del pigro osservatore che già vecchio
                    non si scompone aspettandola
                    nell'ozio
                    a bassa voce perde il segno
                    e se ne va.
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