Scritta da: Salvatore Di Somma

Irrobustito troverà sorgiva

i
Rema stento e è vetta mare a riva;
l'arida aria, smarrisce marci grani
marci ai piedi di pietra; buco a lato,
buco incolore quell'acqua che manca:
ma vivo; gambe sulla riva bianca
di sale sole e crini radi; il fiato
l'anche, smunti a reggere'l tronco: mani
sanno di poco corpo; al collo arriva
vena violata lunga; il viso svelle
pelo bronzino; le labbra: lamelle
riarse: tempie incavate occhiciglia:
-presa nella pancia la morte figlia-:
misuratala la vista s'incomoda
scorgendo astuto di sagoma comoda

ii
che fionda, blocca, da svelto s'accomoda
le granfie, poi tardandosi raccomoda
non è fame risfila s'assottiglia;
male l'essere quella strada piglia
mezzi denti verso le carnicelle
verso di sangue per le vene snelle,
rasente terra sente la saliva
scende buio d'odori lunghi piani
sa come buio scende piano arato;
senza, senza forzare viso, sfianca
trabocca, là, nell'interiora manca
cavando avidamente, di filato,
riavendosi imbrattandosi a brani:
si legano, un ossetto fa da piva

iii
straccia di denti sentendola viva;
stira tenendo'l capo, l'arti sani,
gli occhi dischiude di rosso ramato
ascoltandola l'ellisse che sbranca:
musica d'una sera scura, bianca;
nelle viscere crude novo nato
d'un gioco vivido di forze immani
trascina cibo a una pianta lasciva
largo s'appoggia svanendo storielle.
Alba ridesta le carni animelle,
occhi coglie fessure nella ciglia;
nella bocca d'insetti gozzoviglia
ancora, con la rabbia; ma calmo, scomoda
la carne, svanisce da legna scomoda.

Iv
Viene lesta piovana fin che comoda
sveglia l'essere: lascia terra comoda:
busto ginocchia piano si sgroviglia
dritto sulle gambe acqua meraviglia
forte dall'alto: le mani palelle
sui peli del viso labbra di felle:
secca di sangue forza rediviva
cola, lasciando che schiena risani;
sbarcando nel primigenio cordato
fisico conserva ma senno arranca
è la buona sorte, ospite l'abbranca:
con altre zampe pasto lavorato
acqua ferma verdi fogli mediani:
irrobustito troverà sorgiva.
Salvatore Di Somma
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