Me lo riordo ancora dorcemente
Quando mi mà, povera donna,
con gioia a Santacroce mi portava
allora sulla strada un c'era
tanto periolo di essere stiacciato
ma lei di stare attento mi diceva
cammina sverto per vedè la fiera,
e per mano mi teniva appiccicato.
Arrivati in piassa San Miele
un ve lo Dio, sembrava ir paradiso
c'erino tante belle bancarelle
tutte colorate e ben fornite,
fischi trombette e ciottorini
maglie mutande e reggiseno
piatti paioli e lavamano
ombrelli per i grandi e i piccinini
insomma proprio niente ci mancava
ma di omprà quarcosa!
Neanche a ragionanne.
Sempre più stretta a me vicina
armeno mille vorte mi guardava,
nell'aria si sentiva un profumino
di frati fritti, e un sono d'organino.
Ero tanto stracco e traballante
ma ella non finiva di guardà
ed insistiva; andiamo sur Giannotti
là c'è le giostre e grossi ottovolanti,
che di montacci, mi veniva voglia
ma un cenno mi faceva per benino;
stà zitto e non varcar la soglia
perché non tengo, il becco d'un quatrino.
Raffaello Belli
Composta venerdì 1 ottobre 2010
Vota la poesia: Commenta

    La Morte

    Morte. Ti giuro, non voglio pensarti,
    perché tanto mi fai paura:
    lascia che il tempo passi
    ché di morir non ho premura.

    Tanto il pensier mi assilla
    e nella notte, quando è silenzio,
    questo mio cuor vacilla,
    ché il tuo fruscio io sento.

    E mai riposi, sempre tormenti,
    nessuno può essere ribelle;
    non guardi il tempo e ti presenti
    togliendoci affetti e cose belle.

    E non ti piange il cuore
    Se spesso rapisci all'improvviso;
    non hai pietà e amore,
    non c'è speranza sul tuo viso.

    Ti prego Morte, quando decidi
    ti chiedo un po' di tenerezza;
    non tormentarmi tanto, sorridi!
    Non farmi male, mieti con dolcezza.
    Raffaello Belli
    Composta lunedì 20 settembre 2010
    Vota la poesia: Commenta