Scritta da: Gabriella Stigliano

Al mattino

Brilla di rugiada il prato; più vivace
già corre la sorgente desta; il faggio
inclina il capo incerto e tra le foglie
mormora e brilla; e intorno a grigie nubi

rosse fiamme si allungano, annunciando,
senza rumore si levano in onde;
come flutti alla riva, le cangianti,
alte si levano, sempre più alte.

Vieni ora, sali, e non troppo presto,
giorno dorato, al vertice del cielo!
Perché più aperto e confidente vola
a te il mio occhio, beato! Fino a quando

giovane nella tua bellezza guardi
e troppo splendido e orgoglioso ancora
per me non sei; sempre vorresti andare
lo potessi io con te, viandante Dio!

Ma tu sorridi del lieto spavaldo,
che vorrebbe eguagliarti; benedici
invece il mio mortale agire e ancora
benigno! Allieta il mio muto sentiero.
Friedrich Holderlin
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    Scritta da: Gabriella Stigliano

    Il canto del destino

    Voi che lassù vi aggirate nella luce
    sul soffice suolo, o beate divinità!
    Rilucenti, divini aliti
    lievemente vi sfiorano,
    come dita d'artista
    le sacre corde.
    Indifferenti al fato, come addormentati
    poppanti, respirano gli abitatori del cielo;
    castamente custodito
    in piccola gemma
    fiorisce per sempre
    per loro lo spirito,
    e gli occhi, beati,
    guardano nel calmo
    eterno chiarore.
    Friedrich Holderlin
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      Metà della vita

      Con gialle pere pende
      E folta di rose selvatiche
      La campagna sul lago.
      O cigni soavi
      Ed ebbri di baci
      Tuffate il capo
      Nella sacra sobrietà dell'acqua.

      Ahimè, dove li prenderò io
      Quando è l'inverno, i fiori
      E dove il solatìo
      E il rezzo della terra?
      Le mura si levano mute
      E fredde, nel vento
      Stridono le banderuole.
      Friedrich Holderlin
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