Poesie di Federico Tavan

Poeta, nato sabato 5 novembre 1949 a Andreis (Italia), morto giovedì 7 novembre 2013 (Italia)

Scritta da: Gaetano Toffali

Bum

Noi inchiodati
qui
a scrivere poesie.
So
che questa
non è poesia.
È la storia di un treno.
So
che su quel treno
c'erano
un barbone
un emigrante
un operaio
una studentessa
un padre di famiglia.
So
che il barbone
ha la mia età
senza denti
senza capelli
e ride e piange
e non va da nessuna parte
e non ha nessuna valigia.
So
che l'emigrante ha cinquantatré anni
e viene dalla Germania.
So
che va in Sicilia
e nella valigia
una stecca di cioccolata.
So
che l'operaio
lavora all'Alfa Romeo.
So
che ha quarantadue anni
nella valigia
l'ultima busta paga.
So
che la studentessa
è molto bella
e ha diciassette anni.
So
che va a vedere Roma,
nella valigia
la macchina fotografica.
So
che il padre di famiglia
ha gli occhiali sessantadue anni
un nipote a Bari
e nella valigia
"la cena per i suoi rondinini".
So
che stanno aspettando qualcosa
e ridono
e il treno ride
e le valigie ridono
e la democrazia
nascosta sotto i binari
come sempre
ride.
Bum.
Federico Tavan
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    Scritta da: Gaetano Toffali

    Sognando la religione

    Signore
    non credo non credo
    eppure sono qui
    davanti inginocchiato
    Ah se sapessi
    mi piacciono le contraddizioni
    per poter restare me stesso
    Sono uno stupido
    non occorre che te lo dica
    il meno riuscito
    dei tuoi figli
    Sono brutto sono un fallito
    eppure non ho nulla da chiederti,
    non voglio miracoli per me,
    mi accontento che il sole
    mi dica buongiorno.
    Signore, non sono qui
    per fare la ruota come un pavone
    ma neanche per battermi il petto
    domandando perdono.
    Io sono solo un bambino
    che piange e arranca e fatica.
    Io muoio su una croce diversa
    mordendo i chiodi
    e spingendo i piedi
    verso il basso a sentire
    l'erba che cresce.
    Federico Tavan
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