Poesie inserite da Sir Jo Black

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Scritta da: Sir Jo Black

Teledramma

Signori e buona gente,
venite ad ascoltare:
un caso sorprendente
andremo a raccontare.

È successo a Milano
e tratta di un dottore
che è caduto nel video
del suo televisore.

Con qualsiasi tempo,
ad ogni trasmissione
egli stava in poltrona
a guardare la televisione...

Ma un dì per incantesimo
o malattia (che ne dite?
Non può darsi che avesse
la televisionite?)

durante un intervallo
con la fontana di Palermo
decollò dalla poltrona
e cadde nel teleschermo.

Ora è là in mezzo alla vasca
che sta per affogare:
parenti, amici in lacrime
lo vorrebbero aiutare;

Chi lo tira per la cravatta
chi lo prende per il naso
non c'è verso di risolvere
il drammatico telecaso.
Composta lunedì 14 novembre 2011
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    Scritta da: Sir Jo Black

    Lo zampognaro

    Se comandasse lo zampognaro
    che scende per il viale,
    sai che cosa direbbe
    il giorno di Natale?
    "Voglio che in ogni casa
    spunti dal pavimento
    un albero fiorito
    di stelle d'oro e d'argento".
    Se comandasse il passero
    che sulla neve zampetta
    sai che cosa direbbe
    con la voce che cinguetta?
    "Voglio che i bimbi trovino,
    quando il lume sarà acceso,
    tutti i doni sognati,
    più uno, per buon peso".
    Se comandasse il pastore
    dal presepe di cartone
    sai che legge farebbe
    firmandola col lungo bastone?
    "Voglio che oggi non pianga
    nel mondo un solo bambino,
    che abbiano lo stesso sorriso
    il bianco, il moro, il giallino".
    Sapete che cosa vi dico
    io che non comando niente?
    Tutte queste belle cose
    accadranno facilmente;
    se ci diamo la mano
    i miracoli si fanno
    e il giorno di Natale
    durerà tutto l'anno.
    Composta lunedì 14 novembre 2011
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      Scritta da: Sir Jo Black

      Il paese dei bugiardi

      C'era una volta, là
      dalle parti di Chissà,
      il paese dei bugiardi.
      In quel paese nessuno
      diceva la verità,
      non chiamavano col suo nome
      nemmeno la cicoria:
      la bugia era obbligatoria.

      Quando spuntava il sole
      c'era subito uno pronto
      a dire: "Che bel tramonto!"
      Di sera, se la luna
      faceva più chiaro
      di un faro,
      si lagnava la gente:
      "Ohibò, che notte bruna,
      non ci si vede niente".

      Se ridevi ti compativano:
      "Poveraccio, peccato,
      che gli sarà mai capitato
      di male?"
      Se piangevi: "Che tipo originale,
      sempre allegro, sempre in festa.
      Deve avere i milioni nella testa".
      Chiamavano acqua il vino,
      seggiola il tavolino
      e tutte le parole
      le rovesciavano per benino.
      Fare diverso non era permesso,
      ma c'erano tanto abituati
      che si capivano lo stesso.

      Un giorno in quel paese
      capitò un povero ometto
      che il codice dei bugiardi
      non l'aveva mai letto,
      e senza tanti riguardi
      se ne andava intorno
      chiamando giorno il giorno
      e pera la pera,
      e non diceva una parola
      che non fosse vera.
      Dall'oggi al domani
      lo fecero pigliare
      dall'acchiappacani
      e chiudere al manicomio.
      "È matto da legare:
      dice sempre la verità".
      "Ma no, ma via, ma và..."
      "Parola d'onore:
      è un caso interessante,
      verranno da distante
      cinquecento e un professore
      per studiargli il cervello..."
      La strana malattia
      fu descritta in trentatré puntate
      sulla "Gazzetta della bugia".

      Infine per contentare
      la curiosità
      popolare
      l'Uomo-che-diceva-la-verità
      fu esposto a pagamento
      nel "giardino zoo-illogico"
      (anche quel nome avevano rovesciato...)
      in una gabbia di cemento armato.

      Figurarsi la ressa.
      Ma questo non interessa.
      Cosa più sbalorditiva,
      la malattia si rivelò infettiva,
      e un po' alla volta in tutta la città
      si diffuse il bacillo
      della verità.
      Dottori, poliziotti, autorità
      tentarono il possibile
      per frenare l'epidemia.
      Macché, niente da fare.
      Dal più vecchio al più piccolino
      la gente ormai diceva
      pane al pane, vino al vino,
      bianco al bianco, nero al nero:
      liberò il prigioniero,
      lo elesse presidente,
      e chi non mi crede
      non ha capito niente.
      Composta lunedì 14 novembre 2011
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