Poesie inserite da criscri

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi e in Diario.

Scritta da: criscri

riso

Di chicchi 'l prelibato prodigio effondesi
festante e prelibato concerto in antro di fondine
di vergine biancor germoglia e offresi
e' l palato seduce di soavità senza fine.
Or dell'antica Cina lo scorgi or di culla vercellese
di natura e culinario universo è vanto
per poveri e opulenti è sapor cortese
e l'aroma suo l'aere avvolge in gran canto.
Di seppie compagno oppur di zafferano
esile  è da sciogliersi in delicata mano
gusta allor uomo un sorso di celestial riso
e la bocca tua scoprirà un picciol paradiso.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: criscri

    De' matematismi

    Assumon le forme armoniose movenze
    ch' in guisa scorgi di parabole e circonferenze
    vola 'l mental travaglio in indiavolate cifre indefesso
    dal cosmo del finito numero a quel del complesso.
    Ondeggi pitagorici, euclidee suggestioni
    ritratto son di quantità delle reali estensioni
    chè quant'intorno giace più e più ancor brilla
    se del misurarlo su d'esso adagi la scintilla.
    E peregrinasi allor tra ellissi e circolarità
    che amici più rendon i pianeti e le lor beltà
    spose son algebre e geometrie in altar di scienza
    e complici germoglian studi di funzioni
    e fascinosi campi d'esistenza.
    Rivelasi il cosmo in tutto 'l suo spumeggiar naturale
    da teoria di relatività avvinto e calcolo infinitesimale
    più non vi son angoli ch'incerti sien  e profani
    se legger li vuoi attraverso gli assi cartesiani.
    Aggiunger o sottrar, divider o moltiplicare
    il matematico idioma sempre ti saprà aiutare.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: criscri

      illusioni di rivoli festanti

      S'ergono illusioni di rivoli festanti
      che membra consunte esortano a scrutar avanti
      di basaltica tristezza s'asperge il volto
      che sospeso giace trà l corrucciato e l'assorto.
      In un canto giace ansimante e ormai stantio
      D'un sorriso almen il prisco disio
      Ma del suo inceder udir non so la voce
      Ch'ostello essermi sappia ancorché caduco di pace.
      Sol resta malferma e sussultoria
      La precarietà velenosa della mia tentata storia.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: criscri

        Preghiera dell'uomo tremante

        Sai che morbo in me son le seducenti passioni
        che tremebondò i vago tra scogli d'emozioni
        né vittorioso l'animo mio scorgesi né sconfitto
        ma dell'equilibrio la mia pagina ancor non ho mai scritto.
        L'esister baloccasi qual nervosa altalena
        tra frammenti di sole e sussurri di luna piena
        a ogne mio dì pur indecifrabil son io sempre zelante
        ma in me l'orazion regna confusa e anco scostante.
        Ti pregò i che del ricercarti il baglior non mi sia meno
        quando nei flutti giaccio o nell'illusion del sereno
        e ch'il respiro il contorcermi interior a umiliar non abbia
        qual sguardo all'urlo prostrato d'una vigliacca sabbia.
        Sorrider ti so da quelle intangibil altezze
        ove a te adunate seggon tutte le bellezze
        un dì chissà s'ì acceder potrò al paradiso
        ma a me t'en prego vieni a guisa di carezza sul mio viso.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: criscri

          Se d'amor

          Se d'amor lo spirto è afflato e sofferenza
          dall'alma mia non ti ritrar, t'en prego,
          ch'il volo pria dell'ostendersi del sembiante tuo sì fu vano
          che l'esister mio s'avvertia più che strano.
          Or sé di mio dì baglior or inscalfibil aurora
          ch'a scandir va del maestoso compiersi ogne ora,
          d'un respir che sol per te scopresi ritrovato
          e al pur ondivago poetar diriger sa il suo fiato.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: criscri

            Frusciano inattaccabili

            Frusciano inattaccabili,
            gli albori iridescenti del ridersi addosso,
            d'ineffabil patire bollenti schegge,
            ch'addestrate fuoro,
            a comprimer il morbo del rivelarsi.
            C'è un rossore tangenziale d'anima,
            che all'abulia a connettersi anela,
            parole sepolte tra le labbra ha per daghe,
            che dallo scolorirsi velenoso
            di amicizie frantumate sono nutrite.
            Graffi di vino complice troneggiano,
            nelle anfore gementi di speranze dileguate,
            i pensieri cedono
            a guida di insulsi, sonnolenti birilli
            l'incedere scattante del comprimersi
            fantasmi di strade divora e umilia.
            Or è impervia scalata,
            ritrarsi dalla danza strisciante del maledirsi,
            basaltico inappagato anelito
            a carezze di gelida ma reale comprensione.
            Si cela per sempre la storia,
            sotto il ruvido ombrello,
            di un'affaticata zoppicante memoria,.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: criscri

              Nulla vi è più

              Nulla vi è più
              d'un pallido ristagnare,
              di ermeneutiche selvagge e incompiute,
              di gestualità scomposte malferme ancelle.
              Lacera questo vano, magniloquente issarsi
              sulla vetta sempiternamente sfuocata
              della carezza della verità.
              L'intimo gorgoglio di un silenzio primitivo,
              palestra è orfana di carceranti dimensioni
              di una scienza scapestrata e complice.
              Orrido è lo scenario di fogli da torturare
              Con falangi di immeditata poesia,
              da pensieri mercenari allattata.
              Vola traditrice l'epistemologia disiata
              Solo il nulla irriverente s'offre
              A spiegare il nulla
              Ed escatologie fslsamente indomite sbeffeggia.
              No,
              più non ruggisce la purezza dell'esistere
              ad arcani ruscelli di incompiutezza avvinta.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: criscri

                Lingue profane

                Lingue profane addensandosi vanno
                a guisa d'infedel, menzognera orazione
                nel triangolo d'ombra di disperso mondo
                che tremante respiri delusi affastella.
                Or non s'ode il primigenio brulicar
                D'una speme da cui fuoco germini
                Di solidali e avvolgenti seduzioni
                Di uomini da uomini vestiti
                Madidi di sorrisi ormai obliati
                Ove il mondo gemente s'asconde.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: criscri

                  Nel cielo di Superga

                  Scintillava in un cono d'aria
                  il ruggito d'un orgoglio granata;
                  sulla pelle di mille campi di pallone,
                  l'impronta color sudore e determinazione,
                  di chi nel libro di ogni partita,
                  aveva scritto pagine indelebili di vita;
                  "che bello poter narrare un giorno ai nipotini,
                  i fasti dei nostri calcistici destini,
                  grande Toro, in questa maglia che portiamo con onore,
                  vedrai il segno di quanto ti portiamo,
                  sete di vittoria ed eterno amore".
                  Non sapeva, no,
                  l'aereo che scelse di alzarsi in volo,
                  che il cielo tramortito da nebbia e nuvole,
                  lo avrebbe lasciato miseramente solo,
                  con esistenze
                  di sportivi fieri e indifesi,
                  su cui qualcuno aveva scritto,
                  la maledizione
                  di dover appasssire precoci,
                  come le rose di autentica bellezza;
                  il sogno
                  chiuse gli occhi un istante soltanto,
                  e quella storia di trionfi
                  dolce, pura, leggiadra come un canto,
                  si ritrovò mucchio di frantumi
                  al cospetto di una cupola indifferente;
                  Superga, lo sai,
                  il tuo ricordo ha ancora voce per parlare,
                  di quei calciatori invincibili,
                  che il tuo esserci ignaro e basaltico,
                  andò ad annientare;
                  una sciarpa allunga le sue braccia,
                  in uno spicchio incontaminato d'urano,
                  come a voler ringraziare commossa,
                  quelle stelle che le insegnarono,
                  il fascino del luccicare festante,
                  per una vittoria importante.
                  Chiudete lo sguardo, sportivi,
                  e la loro memoria ritornerà,
                  colorata di immarcescibile mito;
                  a voi,
                  Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin,
                  Dino Ballarin,
                  Emile Bongiorni,
                  Eusebio Castigliano,
                  Rubens Fadini,
                  Guglielmo Gabetto,
                  Ruggero Grava, Giuseppe Grezar,
                  Ezio Loik, Virgilio Maroso,
                  Danilo Martelli,
                  Valentino Mazzola, Romeo Menti,
                  Piero Operto, Franco Ossola,
                  Mario Rigamonti, Julius Schubert.
                  Lo sport vero,
                  non conosce il morso del morire.
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: criscri

                    Cento passi a Peppino Impastato

                    Mai 'l silenzio complice l'alma ammorbi
                    che d'omertà l'olezzo giustizia non soverchi,
                    ch'il mafioso urlo, che fetido è e anco vigliacco,
                    su pelle di fiera Trinacria non s'erga,
                    e il suol ove agrumi e zagare la natura cantan sommerga.
                    Or sempre di Peppino sentirai la spada di voce
                    ch'al legal sentimento anela come a una fresca foce
                    l'udrai indomita involarsi lungo frequenze di coraggio
                    perché il siculo orgoglio rinasca e più non sia miraggio.
                    No quel dì lo stilo mio e l'impegno non tramortirono
                    ma incontrastato in volo s'alza da Trapani al Palermitano
                    dal mar ch'arabico fu all'ellenico Akragas e al Siracusano
                    ovè l rimembrar s'ode di color che anco per noi perirono.
                    Non chiedermi, uomo, che mai sia il coraggio
                    sei tu sol se credi a beltà e civiltà della tua terra
                    e alla velenosa arsura di lettere cinque di follia
                    costante t'opporrai, sbarrandole la via.
                    Vota la poesia: Commenta