Frasi inserite da R. Parisi

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Scritta da: R. Parisi
Illusione

Ascolterò in silenzio
le tue grida
nel cuore della notte

Sto cercando di dimenticarti
ma tu tornerai
ne ho come il presentimento

Sentirò la tua voce chiamarmi,
sentirò le tue mani cercarmi
ma non sarà che un sogno

Già mi illuse
un altro prima di te
o forse fui io stessa
a illudermi per conto suo

È forse l'illusione
che ci rende innamorati?

La speranza
che il trillo del telefono
squarci la notte?
La convinzione
che anche tu possa
cambiare opinione?

Non nutrirti delle mie illusioni
Vai!
Non potrei restare con te
più di un minuto.
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    Scritta da: R. Parisi
    1. Chi intende procedere alla stesura di un'opera di vasto respiro si dia buon tempo e, al termine della fatica giornaliera, si conceda tutto ciò che non ne pregiudica la continuazione.

    2. Parla di quanto hai già scritto, se vuoi, ma non farne lettura finché il lavoro è in corso. Ogni soddisfazione che in tal modo ti procurerai rallenterà il tuo ritmo. Seguendo questa regola, il desiderio crescente di comunicare diverrà alla fine uno stimolo al compimento.

    3. Nelle condizioni di lavoro cerca di sottrarti alla mediocrità della vita quotidiana. Una mezza quiete accompagnata da rumori banali è degradante. Invece l'accompagnamento di uno studio pianistico o di uno strepito di voci può rivelarsi non meno significativo del silenzio tangibile della notte. Se questo affina l'orecchio interiore, quello diventa il banco di prova di una dizione la cui pienezza soffoca in sé persino i rumori discordanti.

    4. Evita strumenti di lavoro qualsiasi. Una pedante fedeltà a certi tipi di carta, a penne e inchiostri ti sarà utile. Non lusso, ma dovizia di codesti arnesi è indispensabile.

    5. Non lasciarti sfuggire alcun pensiero, e tieni il tuo taccuino come le autorità tengono il registro dei forestieri.

    6. Rendi la tua penna sdegnosa verso l'ispirazione ed essa l'attirerà a sé con la forza del magnete. Quanto più lento sarai nel decidere di mettere per iscritto un'intuizione, tanto più matura essa ti si consegnerà. Il discorso conquista il pensiero, ma la scrittura lo domina.

    7. Non smettere mai di scrivere perché non ti viene più in mente nulla. È un imperativo dell'onore letterario interrompersi solo quando c'è da rispettare una scadenza (un pasto, un appuntamento) o quando l'opera è terminata.

    8. Occupa una stasi dell'ispirazione con l'ordinata ricopiatura del già scritto. L'intuizione ne sarà risvegliata.

    9. Nulla dies sine linea: sì, però qualche settimana.

    10. Non considerare mai perfetta un'opera che non t'abbia tenuto una volta a tavolino dalla sera fino a giorno fatto.

    11. La conclusione dell'opera non scriverla nel solito ambiente di lavoro. Non ne troveresti il coraggio.

    12. Gradi della composizione: pensiero, stile, scrittura. Il senso della bella copia è che in questa fase l'attenzione va ormai soltanto alla calligrafia. Il pensiero uccide l'ispirazione, lo stile vincola il pensiero, la scrittura ripaga lo stile.

    13. L'opera è la maschera mortuaria dell'idea.
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      Scritta da: R. Parisi
      Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.
      Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante.
      Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali. A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione...
      Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati. A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalzava una fontana da cui sgorgava dell'acqua cristallina.
      Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.
      "Buongiorno"
      "Buongiorno" rispose il guardiano.
      "Che luogo è mai questo, tanto bello? "
      "È il cielo"
      "Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete! "
      "Puoi entrare e bere a volontà".
      Il guardiano indicò la fontana.
      "Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete"
      "Mi dispiace molto", disse il guardiano, "ma qui non è permesso l'entrata agli animali".
      L'uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
      Ringraziò il guardiano e proseguì.
      Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
      All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
      "Buongiorno" disse il viandante.
      L'uomo fece un cenno con il capo.
      "Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete".
      "C'è una fonte fra quei massi", disse l'uomo, indicando il luogo, e aggiunse: "Potete bere a volontà". L'uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
      Il viandante andò a ringraziare.
      "Tornate quando volete", rispose l'uomo.
      "A proposito, come si chiama questo posto? "
      "Cielo"
      "Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là! "
      "Quello non è il cielo, è l'inferno".
      Il viandante rimase perplesso.
      "Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni! "
      "Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici... "
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