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A leggere le stroncature, questa volta Nolan si sarebbe spinto tropp'oltre: un film sul nulla, del nulla e col nulla avrebb'oltrepassato il limite del nichilismo sopportabile finché edulcorato col divertissement del mind game movie an-estetizzante. Ora invece l'imperatore sarebbe nudo e, dopo due decenni, "Memento" del 2000 avrebbe recuperato l'intero titol'originario: "Memento Mori". Il resettaggio gnoseologico della memoria ogni quarto d'ora corrisponderebbe a un decesso dell'identità ontologica del Protagonista, che all'epoca avev'ancora un nom'e un cognome (Leonard Shelby). In "Tenet" svanisce pure l'ultimo gioco di Prestige e il primogenito di Denzel è spogliato di qualsiasi connotazione personal'e geopolitica alla stregua di tutt'i coprotagonisti, mentr'il quadrato di Sator, il diagramma di Feynman ("a positron is an electron travelling backwards in time"), il figlio invisibile, la minaccia apocalittica mai visivament'esplicitata costituirebbero una sequela ininterrotta di MacGuffin dove, al termine dell'ultima matrioska, si disvelerebb'il Grande Vuoto di Senso (GVdS): "We live in a twilight world and there are no friends at dusk". Non è la mia scommessa esistenziale, m'almeno non mi sono sentito pres'in giro. "Morte del cinema"? Era già al rigor mortis, forse la "supina rassegnazione" (cit.) nella convivenza con Covid e caducità del Tempo riceverà una salutare scarica defibrillatoria.
Ps.: ho evitato confronti con "Mr. Nobody" (2009) di Van Dormael per la cospicua diversità poetica.

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