Trama del film Rambo: Last Blood

John Rambo si è ritirato in Arizona, presso la tenuta di famiglia dove vive con la domestica e amica Maria e con la nipote Gabrielle, entrambe di origini messicane. L'uomo è più integrato che mai, tanto che aiuta anche la forestale nel corso di una alluvione, ma è sempre tormentato dai fantasmi della guerra, infatti vive in un ampio labirinto di tunnel che ha scavato sotto il terreno del ranch. Gabrielle sta per andare al college, ma un'amica trasferitasi in Messico le ha detto di aver trovato suo padre e la ragazza vorrebbe conoscerlo. John e Maria non sono d'accordo, ma Gabrielle non si lascerà convincere e finirà in grave pericolo, obbligando lo zio a imbracciare ancora una volta le armi.

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L'incipit è quello del Coppola che quarant'anni fa sintetizzò Vietnam, i Doors e sintomi da DSPT. La domanda del marketing è: quanto può interessare la riproposta d'una denuncia contr'il nichilismo, quando la cultura umana è essenzialmente intrisa di strategie di sopravvivenza, meccanismi di difesa, tentativi d'escapistico rimedio da tale consapevolezza? Tarantino ha reindicato la via della mitopoiesi induistica, omerica, ebraica, norrena: un'affabulazione che non va da nessuna part'e in più tant'ultraviolenza grindhouse da sparatutto per colmare questo vuoto cosmico. Apprezzato, osannato, celebrato, Stallone e il suo nuovo Rambo s'adeguano. E anche David Morrell dovrebbe cercare di capire cosa sia cambiato in quasi mezzo secolo invece di twittare anatemi (https://twitter.com/_DavidMorrell/status/1175060258399481857).
C'è pur'inserita una polarizzazione della geopolitica d'Hollywood nei confronti del Messico, dagl'Oscar ai "three amigos" e Coco al nuov'impero del male ("Breaking Bad", il Villeneuve di "Sicario"), ma con la 7a arte non c'entra nulla.

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