Commenti a "A volte egoisticamente suoniamo alla "porta..." di Silvana Stremiz

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Giuseppe, concordo con ciò che hai scritto e personalmente mi piacerebbe attuarlo spesso, però solo in qualche caso ci sono riuscito. Ad ogni modo, non trovo nemmeno una minima venatura di amicizia in chi non presta nemmeno ascolto alle parole di un "amico" che sente il bisogno di comunicazione. E' assolutamente vero che non ci si appoggia ad un amico solo nel proprio bisogno, ma come è possibile negarsi in una condizione di difficoltà di un amico, se questo è tale?
Per il secondo punto concordo che gli errori corretti pubblicamente possano aiutare anche altri lettori nel miglioramento. Per quanto mi riguarda credo di essere più adatto ancora all'apprendimento che non all'insegnamento. Per me ogni autore presente su questo sito è uguale ad un altro, a prescindere dal valore che menti altrui gli attribuiscono, perciò degno dello stesso trattamento.
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Paolo, io non dubito che l'agire umano sia istintivamente dettato da motivi egoistici, e che quindi il primo impulso sia quello di troncare l'amicizia con chi non ci dà ascolto (e semmai anche ragione) nel momento del bisogno (o del dissidio). Tuttavia ritengo che il "momento giusto" di cui si parla nella frase sia in realtà un "momento ingiusto", per i motivi che ho espresso:  ascolto, amicizia e soprattutto perdono li dobbiamo a tutti gli esseri umani, addirittura nemici compresi.  Figurarsi se non li dobbiamo ai nostri amici più stretti. Ma questa è naturalmente una mia opinione, che, anche se è opinione anche del cristianesimo, pur sempre opinione rimane.
    Quanto al tuo appunto di mia... ineleganza : ) nel sottolineare pubblicamente nel commento un serio errore presente nella frase, non si tratta di un'opinione, ma di grammatica. Avrei semmai (ma probabilmente sbagliando) fatto uso di messaggio privato ove si fosse trattato del peccato veniale (letterariamente parlando:) di un neofita non acculturato. Trattandosi viceversa del peccato "m0rtale" :) di un autore pubblicamente conclamato e pluri-premiato, mi sono sentito ampiamente facultato a commentare pubblicamente senza tema di offendere sensibilità già ampiamente gratificate per altre vie.
    Detto sinceramente: non sono gran che sensibile, in questi casi, a certe istanze di eleganza. Credo invece che l'evidenziare gli errori in commento possa far salire il livello tecnico e di credibilità dell'intero sito.
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Ciao Giuseppe, comprendo il disaccordo riguardo la tematica dell'amicizia, ma ritengo che la visione da te espressa, per quanto nobile, non sia attuabile umanamente. Il rapporto di amicizia e non solo, necessità di impegno da entrambe le parti, altrimenti si consuma.
Sottolinerei poi che l'autore della frase sottolinea che questo capita:" A volte egoisticamente" e conseguentemente eprime coscienza riguardo agli errori nei rapporti tra le persone, senza ipocrisia.

Per quanto riguarda l'errore nella locuzione nessuna divergenza, ma personalmente in alcune occasioni in cui mi è capitato di ritrovare errori simili, mi è sembrato molto più elegante sottolinearli tramite messaggi privati, non tramite commento alla frase. Però è solo una questione di sensibilità, non certo un obbligo.
Saluti.
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Vorrei anche evidenziare che la locuzione "nel mentre parliamo" non è corretta: quella giusta è "mentre parliamo". Si potrebbe al limite scrivere "nel mentre CHE parliamo" (con il "che" prima del verbo); ma è solo espressione popolare. "Nel mentre" è, viceversa, avverbio, sinonimo di "frattanto". E dunque "frattanto parliamo" non ha alcun significato nella frase.
     Queste considerazioni rafforzano il voto da me espresso, che vale dunque tanto per il contenuto che per la forma della medesima.
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Non sono d'accordo. Secondo me è arrivato il momento giusto per concepire l'amicizia e l'ascolto non come un do ut des, ma, al di fuori di ogni prospettiva egoistica,  come un dono da dare a tutti... e per trovare dentro noi stessi la forza di cui abbiamo bisogno.
     La malinconia (che è depressione in itinere) conduce a vedere ed ascoltare solo se stessi; e se ne esce, a mio avviso e per personale esperienza, non con l'essere ascoltati ed amati, ma con l'ascoltare e l' amare.
     Per evidenziare questo mio dissenso dalla visuale espressa nella frase, che è purtroppo un avvilente luogo comune spesso espresso e messo in pratica addirittura da chi si professa cristiano, il mio voto alla frase è il minimo possibile.

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