Scritto da: Paolo Broni
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Cominciò abbastanza innocentemente. Cominciai a pensare in discoteca, ogni tanto, per divertirmi un po'. Come era prevedibile, una cosa tirò l'altra e ben preso io fui ben più che un pensatore occasionale.
Cominciai a pensare da solo, "per rilassarmi" dicevo tra me - ma lo sapevo che non era vero. Pensare divenne sempre più importante per me, e alla fine stavo pensando continuamente.
Cominciai a pensare sul lavoro. Lo sapevo che non si possono mescolare pensiero e lavoro, ma non riuscivo a fermarmi.
Cominciai ad evitare gli amici durante le pause per leggere Thoreau e Kafka. Poi ritornavo in ufficio turbato e confuso, chiedendomi: "Cosa esattamente ci faccio qui?"
Le cose non andavano bene neppure a casa. Una sera spensi la tv e chiesi a mia moglie quale fosse il significato della vita. Quella notte lei andò a dormire da sua madre.
Ben presto mi feci la reputazione di pensatore pesante. Un giorno il mio capo mi chiamò nel suo ufficio. Disse: "Senti, tu mi piaci e mi dispiace dirtelo, ma tu pensi, e questo è un problema. Se non smetti di pensare sul lavoro, dovrai cercartene un altro, di lavoro." Questo mi dette molto da pensare.
Poco dopo questa ... [segue »]

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    Scritto da: Paolo Broni
    Riferimento:
    "Uest".

    Commenti

    1
    postato da , il
    che ridere...però mi fa ..pensare...che guaio!!!!

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