Scritto da: Oliviero Amandola

Haibun: Memoria


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Cambiando il tempo
i fiori dell'ospedale diventano familiari

Lentamente, sistema con attenzione i fuurin nel libretto che gli ho regalato pagina per pagina. Per ogni pagina un haiku, per ogni haiku un profumo da immaginare. Ha voluto che togliessi dai rami degli alberi del nostro giardino tutti i fuurin e glieli portassi in modo da averli sempre con lui così da poterne immaginare ancora il profumo e sentire anche lì la quiete della campagna e del suo orto.
È da poco primavera ma fa già caldo. Troppo per essere solo all'inizio di aprile, e anche la carta tappezzata del suo cofanetto è calda. Con gli occhi inchiodati alla finestra per tenere in vita il cuore, guarda la fioritura dei glicini che a grappoli sfilano nella loro eleganza profumando la strada che porta all'ospedale.
Anche da piccolo era sempre così profondo il profumo di questi fiori - mi dice. Sento un nodo stringersi in gola nel vederlo così invecchiato ma esprimersi con la semplicità di un bambino. Mio padre ultimamente stava pescato nel fondo dei suoi anni i ricordi più remoti, quelli, credo, che fino a pochi giorni prima del suo ricovero in terapia intensiva mia madre aveva dato per perso. Beve un ... [segue »]
Composto giovedì 4 aprile 2013

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    Scritto da: Oliviero Amandola
    Dedica:
    Haibun dedicato a mio papà durante il periodo che fu operato per due tumori. Uno dei quali intaccò anche una parte della memoria. Col tempo, le cure e una mano divina, questo haibun, ad oggi, lo legge quasi tutti i giorni commuovendosi ancora.
    Lo tiene con cura sul mio pianoforte accanto a un mio spartito per pianoforte e orchestra di Mozart, e i fuurin nuovi sono tornati sui rami degli alberi da frutto del nostro giardino. Ogni tanto, quando vado a trovarlo, lo vedo lì che sembra parlare insieme a quegli alberi. Cosa gli dica non lo so, e anche se la cosa mi incuriosice molto, non glielo chiedo. Mi ha insegnato a rispettare ogni minimo spazio vitale di ogni essere vivente, e anche questo fa parte della nostra collezione di sguardi che non hanno bisogno di parole.

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