Scritto da: ffflash

Il diario di un eterno

Si avvicinò a me, così veloce che nella mia realtà era impossibile.
"Come si può essere coscienti dei movimenti se a malapena gli occhi si riescono a muovere?" Pensai, in altri termini.
Stordito, con la sola vista come mezzo di comunicazione. Io c'ero, io vedevo. Le sue labbra schiacciavano parole avvolte in lacrime che trasmettevano disperazione. Io leggevo. Leggevo le sue emozioni come colori su una tela. Era una tempesta. Capii molto e nulla: che mi amava, che mi avrebbe ritrovato, e che c'era speranza. Non aveva importanza il sangue, il senso di morte.
Da quel giorno non lo vidi mai più. Nemmeno lui mi rivide, perché io sono lui in queste lettere. Siamo insieme, sempre. Io mi sono raccontato attraverso lui, e lui mi ha raccontato come io avrei voluto. Ha mantenuto la promessa: io vivo, nei suoi ricordi, nelle sue storie, nel tempo.
Io lo amo, non importa se la guerra mi ha tolto la possibilità di baciarlo, di toccarlo, di guardarlo. Io lo amo, in ogni sua fantasia, io esisto.
Era l'estate del 1941 quando ebbi l'età per entrare in guerra, anche se ero troppo giovane comunque.
Era l'estate del 1942 quando ebbi l'età per morire, anche se ero troppo giovane comunque.
Era l'estate del 2006 quando ebbi l'età per rivederlo, ed ero troppo giovane comunque. Per certe cose non c'è un'età, c'è solo infinito.
Composto domenica 16 giugno 2013

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    Dedicato a chi crede nella memoria, nelle storie, nell'essere umano. Ancora.

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