Scritto da: Gabriele Ceci

Julia (Quadri di parole)


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Dal buco della serratura lo si intraleggeva, era chiuso da virgolette, scritto bene, sembrava proprio un altro quadro di parole che stava li fermo chissà da quanto tempo, in quel cassettino a un angolo della scrivania in mogano, in quello stanzone enorme pieno di quadri e chincaglierie sparse ovunque.
Dalle finestre si vedevano uno sterminio di praterie con cavalli che correvano, fattorie operose, mulini a vento, che facevano da primo piano ai profili collinari che in lontananza ospitavano luminose città, tantissime e enormi città colorate, così grandi e imponenti che le si potevano distinguere l'una dall'altra tant'era largo l'orizzonte che si apriva da quelle finestre, persino le alte montagne innevate e fredde apparivano non troppo distanti, e gli uccelli volano tra le molteplici luci che se pur possenti e accecanti risultavano un poco sbiadite dal velo di polvere che ricopriva quelle finestre, che chissà da quanto tempo non venivano aperte.
Agli orizzonti delle finestre si altalenavano quelli dei quadri che ricoprivano in modo elegante quell'enorme stanza, e tra scene di caccia e ritratti di donna apparivano pagliacci e uccelli di ogni razza, piazze e stazioni ferroviarie a ricoprire tutti i muri e a dare sfarzo all'antico mobilio d'arredo; specchi intarsiati,... [segue »]
Composto venerdì 31 luglio 2015

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