Scritto da: Fabio Privitera

Serenata inversa

Io ero quella finestra, che attendeva che apparissi sulla strada durante un tempo interminabile, quel tempo che trascorre tra l'ultimo saluto e la fine. Divenni quella finestra che si affacciava sul parcheggio e che iniziò a cantare senza curarsi di chi la potesse ascoltare, del dissenso che poteva provocare, quelle strofe di chi non vuol ancora credere che stai andando via e pensa sia tutto uno scherzo, finché la realtà non si palesa alla disillusione e inizi ad accettare. Così la finestra proseguì a cantare ancora più forte, una serenata inversa, per farsi sentire, per farti sentire la lacerante pressione sul legno e sul vetro di un addio molesto che la lasciava immobile a fissare la tua auto. Neanche gli avessero lanciato contro dei sassi avrebbe smesso, se non dopo averti visto aprire lo sportello della macchina e sollevare il capo verso di lei. Furono i tuoi occhi umidi, bagnati dalle lacrime che si rivolgevano a quegli occhi di vetro, da cui scendevano rivoli di pioggia, l'ultima cosa che vide di te. Io sono quella finestra rimasta appesa al cielo per guardarti ovunque sei e non finire mai quella canzone che quel giorno finì, mentre la chiudevo alle mie spalle e tu eri ormai via, senza nemmeno l'ultimo ballo.
Composto domenica 30 agosto 2015

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