Scritto da: Marianna Mansueto
Fanciulla, abbi pietà di me! Ti credi infelice, ahimè, ahimè! Non sai cos'è l'infelicità. Oh! Amare una donna! Essere prete! Essere odiato! Amarla con tutti i furori dell'anima, sentire che per il più piccolo dei suoi sorrisi si darebbe il sangue, le viscere, la reputazione, la salvezza, l'immortalità e l'eternità, questa vita e quell'altra; rimpiangere di non essere re, genio, imperatore, arcangelo, Dio, per metterle ai piedi il più grande schiavo del mondo; stringerla notte e giorno nei sogni e nei pensieri; e vederla innamorata di un'uniforme di soldato! E non avere altro da offrirle che una sporca tonaca da prete di cui avrà paura e disgusto! Essere presente, con la propria gelosia e la propria rabbia, mentre prodiga a un miserabile fanfarone imbecille tesori d'amore e di bellezza! Vedere quel corpo le cui forme ti accendono, quel seno che ha tanta dolcezza, quelle carni palpitare e arrossire sotto i baci di un altro! O cielo! Amare il suo piede, il suo braccio, la sua spalla, desiderare le sue vene azzurrine, la sua pelle bruna, fino a contorcersi per notti intere sul pavimento della propria cella, e vedere tutte le carezze che si sono sognate per lei metter capo alla tortura!

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