Scritto da: Franco Paolucci

Il casco di Pancrazio


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I due barboni si erano rifugiati proprio là, dove indicava il biglietto fattomi pervenire furtivamente.
Sapevamo tutti e tre che Salvatore Pancrazio, questo mago indiscusso e geniale della cibernetica, era febbrilmente ricercato da molti e per molte ovvie ragioni. Lui si fidava solo di me, memore delle idee comuni e delle tante fantasticherie sognate insieme e scambiateci in gioventù.
Come penetrai nel covo, l'amico comune, il barbone che chiamavamo "il tiepido", riconoscendomi, mutò l'espressione del volto. Da allarmato e timoroso divenne sollevato ma visibilmente affranto.
– Salvatore è morto qualche minuto fa. Se lo guardi fisso per un po' negli occhi ancora aperti ci scorgi l'Infinito. Prima di lasciarci mi ha fatto giurare che, nel caso necessitasse, ti avrei consegnato il casco. Ha detto che tu sai come distruggerlo totalmente e capirai perché. Di esso non ne deve restare la benché minima parte. – Ma dimmi, come è successo? Anche se sappiamo quanto fosse preoccupato, questa sua morte improvvisa mi sorprende. Cosa ha fatto? Ha ingerito qualcosa di dannoso? – No! Macché! Questi ultimi due giorni abbiamo mangiato a sufficienza solo pane e latte. Salvatore ha solo voluto provare su di sé il casco, dopo le ultime modifiche integrative effettuate; ... [segue »]
Composto venerdì 1 febbraio 2013

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