Poesie inserite da Giulio Micheletti

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Scritta da: Giulio Micheletti

la parola col significato

Mobbing, stoking, ma che stamo a di amico mio.
Tornamo a parla come na vorta,
quanno i problemi c'avevano un nome e
s'affrontavano con ragione.
Ora li chiamamano in modo strano ma de risveli ce ne fregamo. Si è vero che er male è universale
ma non me poi condanna se io er significato de sti infamie non l'ho assorbito. Me condanni con fervore se io a quello jo detto che
è un frocione, ma me assolvi dal clamore se je dico omosessuale.
Tutto questo ancora non l'ho capito e resto sbalordito quanno al telegiorale er pedofilo de turno non è stato
convertito con na pena esemplare.
Le attenuanti c'hai portato non ponno elude na sentenza,
vacce tu amico mio a di a quer regazzino
che lo sgarbo che ha subito è stato già assorbito.
Assorbito velocemente intanto non è niente, e l'umano non se risente.
Tu lettore non fraintende io sto a di de non fomenttatte pe na frase che ho toppato, n'aggettivo c'ho sbajato:
Ce lo sai so ignorante e sti nomi tutti novi me confonnono le ragioni
de capi perche' na pupetta su na strada desolata è chiamata na gran puttana.
E quel vestito che se ferma con la macchina accostata me lo chiami gran signore.
Così me fai capi che a sto monno nulla è cambiato.
Che l'omo forte e rispettato a me che so un cojone ma sempre rivortato,
rivortato è un ufenismo, volelo di che m'ha sodomizzato.
E adesso gran censore m'hai capito se te dico, che er fjo mio se so inculato?
Composta venerdì 26 ottobre 2012
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    Scritta da: Giulio Micheletti

    Povera Roma

    Roma mia non dì più gnente,
    la gente non tà più onorato
    Na fontana brunellesca la folla
    l'ha trattata como una tazza de cacao
    e na scala gentilesca la tramutata in
    deposito de monezza,
    er romanesco colosseo
    preso come superfice e collò smog
    l'ha affrescato.
    Ma che te frega non di gnente a sti
    barbari invasori
    Statte zitta e bona bona per favore
    Roma bella, a sta orda de cojoni
    non je cantà più le tue canzoni.
    Composta venerdì 26 ottobre 2012
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      Scritta da: Giulio Micheletti

      Er custode de museo

      Ho fatto sempre na vita doppia,
      la mattina er garzone la notte er custode.
      Si la mattina ho fatto er servo come milioni
      di persone, a sta società maledetta che non ce tratta con rispetto.
      Er rispetto alla gente che è contenta solo la domenica
      mattina col la benedizione de Dio nostro Signore.
      È contenta de sta a casa de non fa la solita manfrina
      de ogni mattina, de non dovè affronta la città incasinata,
      de dovè sta impalata con na macchina obilitatrice abbracciata.
      Me sento fortunato perché ogni vorta che pio de servizio, sembra na domenica mattina,
      ogni volta che ho montato un amico ho trovato.
      Ho passato la vita mia con gioia de sta insieme all'artista del pennello
      che ha dipinto questo o quello.
      Co Tiziano io so stato quanno me sentivo appassionato,
      invece co Caravaggio sono annato quanno
      me sognavo de sta a fà un dolce viaggio co la mente.
      Er custode non è gnente, però se gode tutto l'ambiente,
      e se sente appagato dall'aria del passato che ha respirato.
      Composta venerdì 26 ottobre 2012
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        Scritta da: Giulio Micheletti

        ragazzo der Tufello

        Me vanto desse nato in borgata,
        der Tufello so stato l'astronauta.
        Ciò visto cresce tanta gente,
        delinquenti, assassini, spacciatori,
        ma sempre meno di quelli boni.
        Mi ricordo er cocomeraro, che la sera
        cè dava na fetta de rinfresco,
        de Giovanni er vinaro,
        Pippo al cantinone no spasso era
        cor ghiaccio d'asportazione,
        poi Lorenzo er tabaccaro
        che insieme alle palle de natale c'aveva anche er puntale.
        Er mercato rionale stava proprio sotto casa mia
        e pè comprà le patate se scennevano solo le scale.
        Non c'era bisogno der carrello
        tanto il magnà era sempre quello.
        Mo è cambiato er rione,
        vanno tutti a comprà a nantro ingrosso,
        co l'illusione de poté fa l'affare più grosso.
        Adesso che so annato via
        non vedo più tutta la gente mia.
        L'amici de na vorta, quelli der montarozzo,
        dove insieme sannava a fumà qualche mozzicone,
        Aldo er grosso, Ilario lo snobbone,
        Fabio er caccoletta, se so quasi tutti persi,
        meno che Alessandro er secco, er mejo amico mio,
        diventato però un gran ciccione.
        Per farla corta e favve capì com'è cambiato,
        figurateve che pè quelli der Tufello
        io ero ciccio bello.
        Composta domenica 21 ottobre 2012
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          Scritta da: Giulio Micheletti
          Ho lanciato una pietra,
          ma niente l'ha scalfita.
          Tra la folla è rimbalzata
          e da me è ritornata.
          L'ho raccolta e colorata
          di una tinta molto forte.
          L'ho plasmata e disegnata
          con le forme della ragione.
          L'ho esposta alla finestra
          e la gente incuriosita
          l'ha guardata e commentata.
          Ho capito perché Cristo
          non ci ha colpito
          con grandine di sassi
          modellata in nostro onore
          per far si che ogni male sia scontato con dolore.
          Tutto questo non ha fatto
          e impalato si è inchiodato
          È rimasto poveretto,
          al nostro cospetto,
          per spiegarci che grosso errore
          fece Caino contro Abele
          E tu semplice uomo
          porta avanti il tuo fardello,
          prendi il male di tuo fratello
          e imbellettalo con amore.
          Composta domenica 21 ottobre 2012
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            Scritta da: Giulio Micheletti

            Porta portese quanno dentro c'ero pure io

            Da ragazzo ero un bulletto e lavoravo a sto mercato.
            Portaportese me ricordo, passavo sotto L'arco e
            me se affacciava er serciato.
            Da na fila de baracche uscivano belle dritte le bici che io vennevo.
            Er capo mio era Arsenio, simpatico e paravento,
            me sembrava er professore delle catene e de le trombette. Ho vennuto a tutti, ricchi, padri de famija e squatrinati.
            Però ho cercato sempre de paregià i conti.
            A quelli tutti ben vestiti e incravattatti li prezzi l'ho sempre raddoppiati.
            Ma poi li soldi l'ho rimessi nei portafoj dei disgraziati.
            Nella baracca dove stavo so passati de tutti ma il ricordo più apprezzato è
            pe que povere migotte che la sera de Natale se compravano li giocattoli pe li loro pargoli.
            E dialogà insieme a esse è stato no spasso d'emozioni.
            Esse stato un fjo der Mercato pe me è stato un gran onore,
            ma insegnato cor tutto er core de apprezzà la vita e l'amore.
            Composta sabato 20 ottobre 2012
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              Scritta da: Giulio Micheletti

              Uomo infame

              Resto di stucco mi dici che son brutto,
              dopo avermi adorato, onorato e venerato,
              amore mi hai scacciato dal tuo cuore poco grato.
              Tutto per la vita che ti ho preparato,
              ho impastato il tuo orgoglio con il mio mentimento,
              non ti ho forgiato a modo mio,
              perché con la tua fierezza mi hai sempre contrastato.
              E invece tu che mi hai dato?
              Qualche figlio e un po' di bucato,
              non hai mai stirato i miei panni da bastardo,
              non hai mai ricamato i miei ozi amorosi,
              e stasera che fai chiudi l'uscio e te ne vai,
              e quali scuse hai?
              Ora che è finito ho capito,
              tu sei bella io faccio schifo.
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                Scritta da: Giulio Micheletti

                L'Artista

                L'arte nella vita è una vera sciccheria
                fatti grande mano mia,
                prendi dal mio cuore tutta la forza
                per cambiare una vita solitaria
                di milioni di persone.
                Da loro un sentimento,
                slegali dall'autorità,
                dall'arroganza e dalla ignobile gestione
                delle loro capacità.
                Oggi è tutto quello che vedo
                dalla mia postazione, domani mi risiedo
                e nella tela con il mio pennello
                qualcosa cambierò.
                Composta martedì 16 ottobre 2012
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