Scritta da: FEDERICO COSTANTINI

La multiforme speranza

Io sto tra quattro mura di un antico palazzo,
circondato da arte e civiltà. In primavera
volteggiano stormi di uccelli e piccioni,
che sui tetti si posano e vanno.

Parto anch'io, lascio la terra,
quando capisco che la vita è un volo.
Perdo la materialità, vinco la storia
con la mia radiosa personalità.

Il volo torna a terra, nel cielo un limpido
arcobaleno, l'emozione di aver volato
mi rende nudo, vestito di colori inconsci.
Oro e rosso sono le bandiere del sole,
bianco e blu della candida notte lunare.

Gente corre a raggiungere luoghi d'incontro,
uomini e donne di oggi, deplorevoli, scaltri.
Essi non comprendono la metà nascosta
in ogni animo, che, dimenticato, esplode
come un vulcano o un mare in tempesta.

La natura acerba e di umano inganno si acquieta
all'uomo padrone, mentre fiori e piante splendono.
Docili lumi filtrano al mattino dalle finestre.
In piazze vuote e allegre fonti d'acqua ristorano
i passanti, di là del paesaggio una valle tortuosa
di monti, serpeggianti racchiudono il silenzio
della civiltà decadente.

L'umanità logorata ed alienata dal tempo, derubata
dal proprio agire, nell'intimo è percossa e
dissoluta giace.
La paura del mondo appartiene già all'infanzia,
i piccoli sognano con braccia tese al cielo,
fiocchi di neve si posano sulle loro membra,
sul loro animo espanso, ed il brivido speranzoso
della notte.

La speranza mai decade,
la volontà di rivivere ci rende consapevoli
di rinascere, dopo che le illusioni della vita
si sono arrese alla Verità.

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