A mia moglie

Quale lama può tagliare il filo,
distorcere il tuo profilo,
le locandine delle tue virtù
che mi impediscono di dimenticarti?
Le frasi di un amore tanto testardo
pieno di cenci, di pedine mosse male
di quello che non vale di ascoltare?
Il mio non è codardo come chi mente.
Guarda lo specchio:
brulica la tua faccia
d'insetti e di serpenti.
Il secchio delle nostre anime
gocciola da qualche parte
ma ne raccoglierò le tracce,
riponendole dopo averlo riparato.
L'uomo che hai amato e tanto ami
pagherà il debito insolente
e andrà via.
È il presente nascosto,
non il passato;
Come il dente caduto
dà lacrime a un bimbo,
un altro, saldo, prima o poi
le asciuga;
Non vado più a ritroso né più avanti.
Solo i pezzenti svuotano le mano
per riempirle ancora.
Io solo di te le ho riempite
Ti ho stretta forse troppo, e lo farei in eterno.
Ora, nell'inverno delle tue follie,
credi che sia l'opposto
distruggere poesie
alle libertà profuse
o alle incerte vie.
E le mie lacrime, di contro,
per te gioiose
Se tanto vuoi,
scioglieranno la morsa:
lunga appendice di monografie tediose.
Libera nel vuoto, danza immotivata,
melodia da tutti sconosciuta,
dessert stantio, ultima portata
nel prosaico del tutto
e del tuo niente.
Ladra saccente, brillante vanesia.
La follia in un piacere folle:
gli abiti che cingi
chi potrà alterarli?

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