Orfico fado

Cigolava, cigolava, cigolava di catene
il mio solitario passo per la tua strada
il cuore disperato appena un palpito batteva
il riverbero della vetrata vidi spento
più nessun riflesso mi giungeva
nuda opprimente in alto cava
infinitamente bruta devastazione
era la notte mistica tirrena.
Oh proterva opulente matrona
a veduta d'amor ventosa mi teneva
inconscio delle cose cieche e oscure
che così chiaro scorgo e combatto
in questa ultrafosa notte serena.
Reale vuoi che sia la mia morte
dopo l'ultimo bacio che mi hai dato
e in atro altro amplesso mi congiunga?
Non ti posso lasciare senza cuore!
Canto di pace è il singulto delle mie lagrime:
la distanza solco che ci divide
nel futuro che si apre cancella al primo sole:
saprai che in attendere chi ci ama
è la gioia più compita che ci resta
bloccati davanti alla muraglia
che si deforma in spettrale sfondo.
Sii ciò che non sei, fai ciò che non vuoi
viaggiando sotto la cupola del cielo
si dischiuderà la porta che nasconde
l'ascoso senso del senso della vita!
Dilavata di rancura stupisci
con l'accento che ci incantò
quando nel cuore dell'altro
rinvenimmo l'introvabile speranza
di mutato veder un fisso destino.
Prima di rabbrividire e sudar freddo,
perché per ogni vivente è pur sempre
imminente il gran salto oltre la vita,
come cera consuma l'invettivo parlare
calore d'amore che ti sprigioni dal cuore!
Amarezza staccati dalla terra
e il tuo pravo feretro annega nell'Ade
una dolcezza viva ritorni e poi dilaghi
nel cuore di chi assenzio più non divora!

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    Riferimento:
    Notte del 22 luglio guardando a una finestra d'amor chiusa e senza occhi fissare il mezzo lume della luna.

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