Scritta da: Lorence

Caronte

Caronte è il suo nome,
mercante di morti,
lo Stige è il suo fiume,
un fiume di corpi.

Si accosta silente,
mi tende la mano,
moneta sonante
attende ma invano.

Il Vecchio ha premura
ma il sacco è vuotato,
solo pena, paura
ed un cuore spezzato.

Ti basti il mio corpo,
è l'ombra di un uomo,
il ricordo di un uomo
già morto da tempo.

È il corpo di un padre
che assieme a una madre,
è riuscito ad amare
ma non a salvare.

È il corpo di un padre
che non ha potuto,
nemmeno abbracciare
il figlio perduto.

È il corpo di un padre
che ha visto suo figlio,
partir con il vecchio
dagli occhi vermiglio.

Non sono più niente,
ne ombra ne luce,
solo un'anima errante
in cerca di pace.

Caronte ricorda
quel volto velato,
beffardo lo guarda,
lui sà che ha pagato.

Infondo al suo cuore
qualcosa si smosse,
la sorte del padre
Caronte commosse.

Ritira la mano,
il remo riprende,
Il suo viaggio è finito,
per lui non v'è niente.

Ne padre ne figlio
solcheran le sue acque,
al meschin barcaiolo
l'affare non piacque.

"Profitto assai scarno"
Caronte sospira,
"ma di tempo ne ho tanto"
e la barca lui vira.

"Lungi il mio lume"
disse convinto,
"sulla sponda del fiume
la Vita oggi ha vinto".
Composta martedì 23 giugno 2015

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    Scritta da: Lorence
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    Per Arianna.

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