Risalimenti

Mi tramortì un duro diniego
l'amore offeso vidi in agonia
era un giorno di gennaio
la vita mia sentii gelare.
Dèmoni vissero nel petto
si agitò demente la mente
la bufera scompiglio la quiete
con ferro e fuoco devastai;
nel delirio, il simulacro
della donna per cui vivo poi
con carezze orribili sfiorai
il suo cuore incominciai a lapidare.
All'amaro calice bevvi, piansi
lame affondai ferii e feci soffrire
a trionfo d'ira mi accasciai.
Ah dove può follia d'amor portare!
Non essere me
quanto mi è costato!
Sentirò mai più
finestra d'amore che si apre
al fischiar del mio cuore?
Oh bocca senza più baci
sonno che mi è negato!
E questo dolore da sopportare
una partenza che forse non avverrà
lo sporgermi in cerca di qualcuno
la condanna che devo scontare.
Perdono di amore dilaghi
per questa fragile spina dorsale
che non seppe un giorno
superare mancanze di luci,
al cielo che scagliò grandine
ancora guardi chi vi scorse una stella
ciò che funghì in fiore si tramuti.
Non leghiamoci a ciò che annera la mente
ché v'è sempre un bianco di grazia nel cuore
e quel che fu e avvenne non è nulla di questo.

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