Scritta da: Stefano S.

Al finir d'un funesto viaggio

Al finir d'un funesto viaggio
mi ritrovo qui a scrivere,
fui colpito da un mortal raggio,
che mi sradicò la passion nel vivere.

Il crescente imbrunir dell'anima
rende atroce ogni pinsier e respiro,
esta selvaggia angoscia con me ansima,
e succhia la linfa vitale come un vampiro.

Quel tempo fu breve ma bastò a rapirmi,
un'angelica carezza come te è solo rarità,
per cotanta distanza nei miei ricordi nuoto.

Entra nel mio animo così vuoto,
esplora la mia oscurità,
cosicché dalla morsa delle ombre... tu possa salvarmi.

La mezzaluna non fu mai così splendente,
l'emetter di quel bagliore mi dà ancora i brividi,
come se una spada mi avesse trafitto, con un fendente,
e tutt'ora ne avessi le prove, le ferite, i lividi.

Scendi da quel ponte, piccolo avventuriero,
le campane non hanno gridato la tua fine,
spera ancora ad un reincontro, sii un forte guerriero,
sii una spiga... su un campo di mine.

Se non rivedrai più quel seducente viso
non importa, è vivo nei ricordi il suo sorriso,
il mio battito requiem abbatte ogni muro del suono,
e quando giungerà, capirai, che in quella tempesta sarò io il tuono.
Composta mercoledì 9 settembre 2015

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