E piti, piti, piti...

Sfilacciato e consunto
alla sorte resiste lo stame
riposano le divine Parche.

Nulla più è rimasto vivo
in noi e tra di noi
oltre il cenere avvenuto
nulla se non la traccia
lignea di due sgorbi incisi
sbiaditi già da un tempo
infecondo e vorace.

Del sommerso passato
solo codesto emerge oggi,
velato ci riparla forse
di un amore andato in malora.
Ah come tutto va al niente
mentre un interno attrito
brucia e consuma le nostre vite!

Anche senz'acqua attorno
per mora greve di sogni
si può annegare e morire.

Perso direzione e meta
esuli per le tenute dell'ignoto
guadiamo un vuoto in piena.
Attaccati da una bufera
ci afferrerà il turbine
finiremo il nostro viaggio;
ci ghiaccerà la morte.
Composta giovedì 10 ottobre 2013

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