Scritta da: Rosa Coddura

Terrazza al chiaro di luna

Salir sopra una terrazza,
lasciare il vociare alla gente
ed isolarmi tra l'immensità della notte.,

La luna ha scritto "libertà" sul suo volto,
ogni parola a lei come un'amica ho sempre rivolto,
ogni sospiro, emozione, desiderio incolto,
sostenuti da pochi centimetri di cemento
e limitati da ringhiere che li trattengono dentro.

Un urlo. Un filo di voce che è invece stato trattenuto,
non so perché, anche se qualcuno non c'è,
che può ascoltarmi,
eppure non è uscito,
con il silenzio è stato riempito.

Gli occhi intanto si escludono,
il pavimento più non sostiene,
sul mio equilibrio più non interviene,
la ringhiera s'abbassa
ed ogni convenzione eclissa.

Che cos'è questa sensazione?
Una vertigine che più non ha paura
ma stende le braccia per volare,
sento di volare,
sento tra le vie che posso urlare,
è folle
è come stare al centro della strada
a correre il rischio di essere investita,
con la consapevolezza di non potermi più rialzare,
sento la libertà scorrermi in vena,
sento che lasciarsi andare vale la pena.

Una voce mi cerca,
l'incantesimo si spezza,
non posso più sporgermi oltre,
astratta è per me la luminosa coltre.

Chissà cosa prova quel gabbiano a volare,
cosa si prova a saltare da un tetto all'altro,
cosa si prova a rimanere vivi
dopo aver realizzato che non era la fine?

Cosa si prova ad urlare anche forte,
da far svegliare la notte,
cosa si prova ad infrangere le regole,
a volare sopra le tegole?

Cosa si prova veramente ad essere liberi?
Godersi questi fuochi d'artificio,
buttare all'aria all'improvviso pratiche d'ufficio,
cantare facendo tacere il silenzio,
volare e sfidare la morte, cosa si prova?

A volte ho voglia di andare lontano
da occhi indiscreti,
a liberare i miei segreti.
Composta domenica 16 giugno 2013

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